Ancora un suicidio, ancora una vittima della crisi economica: un imprenditore di 53 anni si è impiccato questa mattina in un capannone industriale a Massa. L’uomo non avrebbe lasciato alcun biglietto o spiegazione del suo gesto: il cadavere è stato ritrovato da un geometra che aveva appuntamento con l’imprenditore.
Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, il 53enne avrebbe parcheggiato il suo furgone all’esterno del capannone verso le sei di mattina. Una volta entrato all’interno della struttura avrebbe legato una corda ad una trave e poi si sarebbe impiccato: inizialmente le autorità avevano avanzato dei dubbi sul suicidio poiché la trave era posizionata a cinque metri di altezza, ma le verifiche successive hanno fugato tutte le incertezze.
Gli inquirenti indagano ora per capire cosa ha portato l’uomo, un piccolo imprenditore edile, a compiere l’estremo gesto e allungare la lista di suicidi che assomiglia sempre più a un bollettino di guerra: soltanto nei primi cinque mesi del 2013 si contano almeno trenta morti riconducibili alla crisi economica. Una statistica agghiacciante che si è costretti ad aggiornare quotidianamente e che avrebbe potuto essere più lunga se due volontari della protezione civile non fossero riusciti a salvare un disoccupato a Casarano. L’uomo, 39 anni, padre di una bambina, si è cosparso il corpo di benzina e si è dato fuoco: i volontari si sono subito accorti di quello che stava avvenendo e con un estintore hanno spento le fiamme. Il 39enne aveva già provato il suicidio qualche mese fa: ora è ricoverato con ustioni sul 60% del corpo.
Molto probabilmente ce la farà, ma dovrà poi tornare a fare i conti con una vita senza lavoro e con difficoltà economiche. Una vita dove il vero dramma è uno Stato incapace di aiutare chi vede nella crisi la fine di ogni speranza.