Zerocalcare, il nuovo autore nell’Olimpo del fumetto, ha presentato al Comicon 2013 la sua ultima raccolta “Ogni maledetto lunedì su due” (BAO Publishing, 2013).
Nel tradizionale giorno della festa dei lavoratori (ne esistono ancora?) una sola idea mi è venuta in mente, quella di descrivere il talento di un personaggio molto amato in questo momento, un ragazzo che negli ultimi mesi ha raggiunto il meritato successo e che per umiltà, bravura e intelligenza può diventare un bellissimo esempio da ammirare e seguire con attenzione. Sto parlando di Zerocalcare, un fumettista trentenne di Roma, che con le due pubblicazioni “La profezia dell’armadillo” (Edizioni Graficart, 2011) e “Un polpo alla gola ” (BAO Publishing, 2012) ha raggiunto un incredibile notorietà. Oggi i suoi libri sono tra i più venduti e i suoi interventi ai vari meeting del fumetto registrano sempre tantissime presenze.
Sia chiaro, il racconto di oggi su Zerocalcare, al secolo Michele Rech, non è una semi-biografia, quella la si può trovare velocemente con un click su wikipedia, il racconto di questo mio primo maggio, vuole essere, piuttosto, un attestato di stima e la speranza che ancora più lettori del nostro Blog possano conoscere e godere delle sue divertentissime tavole.
Il tutto ha inizio qualche giorno fa, dopo una chiaccherata con un’amica stanchissima perchè di ritorno dal Comicon (il festival del fumetto svoltosi dal 25 al 28 aprile alla Mostra d’Oltremare di Napoli); adeguatamente rifocillata, comincia a raccontarmi delle sue ben 4 ore di fila per un autografo su un libro di un certo Zerocalcare. Sono sicura che molti di voi conosceranno già questo nome, e proprio per questo, io mi faccio le mie belle ore di somma vergogna ammettendo che della sua esistenza ne ero completamente allo scuro, forse perché distratta dai nostri problemi generazionali piuttosto che dalle nostre tendenze generazionali. In ogni caso, anch’io, finalmente vengo a sapere di questo bravissimo autore, e ne resto completamente affascinata. Come tutti gli essere umani muniti di un aggeggino elettronico con connessione, sbircio i vari link messi a disposizione da Google e resto letteralmente fulminata dall’ironia delle sue tavole. In poche parole, muoio dal ridere. Incredibilmente ironiche, intelligenti, divertenti e azzeccatissime con il periodo storico e l’idendità di una generazione. Insomma, Michele, per me, è un vero talento, soprattutto per come riporta il quotidiano della nostra vita, perennemente a cavallo tra speranza e disillusione. L’ironia, l’enfatizzazione di alcune circostanze ma soprattutto le lucubrazioni mentali del protagonista, lui Zero, e della sua coscienza, l’armadillo, sono esattamente le stesse che girano nella nostra testa (o almeno nella mia) senza nemmeno esserne consapevoli.
L’ammirazione estrema nasce all’ascolto delle sue interviste. Parole nelle quali ci si rispecchia in pieno, soprattutto nella descrizione di una generazione, quella che lui colloca tra i 18 e i 30, ma io allargherei anche ai 35, completamente spaesata e preoccupata. Una folta schiera di giovani che dal termine delle scuole superiori non è riuscita a ritagliarsi una stabilità professionale (quella più importante forse, perchè poi le altre vengono in conseguenza) e che soprattutto è cresciuta nel periodo sbagliato, quello dove si credeva che tutto potevi fare e tutto potevi dire perchè con una semplice laurea avresti ottenuto carriera, indipenza e famiglia (per chi la desiderava)! Insomma, tutti a pensare che i traguardi importanti sarebbero stati lì a portata di mano. Pensieri ancora scolpiti nella nostra testa e profondamente radicati dopo anni fatti di sogni e progetti. Proiezioni del futuro che diventano lame conficcate nella pelle quando si guarda al proprio presente, quando invece di un ufficio, di un negozio o di un laboratorio ci si ritrova ancora nella propria camera, ancora incatenati al pc a cercare lavoro con la stessa connessione ad internet pagata con quei pochi lavoretti che si è riusciti trovare.
Michele narra a suo modo di stress quotidiani, grandi e piccoli. Non so, ma l’empatia è partita a mille perchè in parte, rivedo tanto di me e di miei amici in quella avventure con l’armadillo e Margaret Thacher.
Le sue avventura, giusto! Cosa racconta Michele nelle strisce? La maggior parte delle sue storie sono autobiografiche; racconti di una saga che ha per protagonista il suo alterego e la sua coscienza, raffigurata in un cinico e quanto mai pigro armadillo. Insieme danno vita ad una serie di psicodrammi esilaranti: dalla tragedia delle batterie scariche del telecomando, all’angoscia della chiamata anonima e il conseguente dilemma se rispondere o meno al telefono, il tutto ambientato nel chiuso di una casa di una periferia romana.
Incredibilemente comico, paradossalmente ironico e realistico. Un genio puro, come lo definisce il suo scopritore Makkox, altro grande fumettista nostrano. E come dargli torto?!
Zerocalcare merita il successo e il mio consiglio è quello di correre in fumetteria per comprare le sue raccolte o leggere il suo blog.
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