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Mafia, il re dell’eolico nel mirino della Dia: sequestro da oltre un miliardo di euro

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Bruno De Santis

Un sequestro da un miliardo e trecento milioni di euro, il più imponente mai eseguito in Italia: la Dia ha messo le mani sul patrimonio di Vito Nicastri, noto imprenditore siciliano, capace anche di finire sul Financial Times con l’appellativo di ‘Signore del vento’. Ma questa mattina sulla sua attività si è scatenata la bufera dell’operazione eseguita dalla Direzione Investigativa antimafia: secondo gli inquirenti sul successo del re dell’eolico aleggia l’ombra del capo mafia Matteo Messina Denaro, il numero uno di Cosa Nostra attualmente ancora in libertà.

Oltre al sequestro, per Vito Nicastri, 57 anni, è scattato anche l’obbligo di soggiorno nel comune di Alcamo, dove risiede. La richiesta della Dia, diretta da Arturo De Felice, è stata firmata dal collegio presieduto da Piero Grillo e ha portato ai sigilli per 43 società, 98 beni immobili, terreni, magazzini, sette autovetture, motocicli, imbarcazioni e 66 disponibilità finanziarie (conti correnti, depositi titoli, etc).

Secondo le indagini portate avanti dal centro operativo della Dia di Palermo, l’imprenditore sarebbe riuscito ad accumulare la sua ricchezza grazie alla protezione di Cosa Nostra. L’inchiesta avrebbe portato alla luce la contiguità tra Nicastri e l’organizzazione criminale che si sarebbe tradotta in un’attività di fiancheggiamento e scambi di favori reciproci. Gli inquirenti ritengono che l’imprenditore avrebbe trovato un partner criminale in ogni zona dove arrivava con i suoi investimenti, anche se non sono venute alla luce prove così schiaccianti da far procedere all’arresto dell’imprenditore.

Restano però una serie di elementi che secondo gli inquirenti dimostrerebbero come Nicastri abbia potuto diventare leader nel settore eolico grazie alla vicinanza con esponenti di vertice della mafia. 

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Bruno De Santis