Giorgio Napolitano (quasi 88 anni ed a 1 mese e mezzo dalla fine del suo mandato) sarà costretto oggi a fare nuove consultazioni lampo con tutti i partiti politici, per dimostrare anche formalmente a Pierluigi Bersani che non ha i numeri per diventare il capo del nuovo Governo.
Già stasera forse, o al massimo domani, il capo dello Stato affiderà ad altra persona l’incarico di formare un governo per il Paese. Dovrà essere un esecutivo politico, fatto quindi di esponenti di partito, ma il cui Presidente del Consiglio potrà essere anche una figura esterna a questo mondo. Inutile fare nomi, perchè in queste ore ne circolano tantissimi, ma senza conferme: dai ministri in carica Cancellieri e Barca, al Presidente del Senato Grasso, a figure della società civile.
In questa sede vogliamo ricordare però le colpe evidenti dei principali partiti politici, anche in codesta situazione delicatissima per l’Italia dal punto di vista economico.
Doveroso iniziare col Pd, che attraverso il suo segretario Bersani si è incaponito a voler conquistare una maggioranza parlamentare che era chiaro a tutti non esistesse affatto: dal giorno dopo le elezioni Beppe Grillo aveva escluso chiaramente alla possibilità di un accordo con i Democratici, non facendo mancare insulti ed offese allo stesso Bersani quasi quotidianamente.
Il Pdl, che aveva offerto la propria collaborazione per un governo di larghe intese, sembra però troppo specificatamente interessato all’elezione del Presidente della Repubblica, come organo di garanzia per gli italiani, ma forse anche per i processi del suo leader Silvio Berlusconi.
Monti, dopo aver rovinato l’Italia e gli italiani con 13 mesi (a dispetto di quello che racconta la stampa) fatti di decisioni sbagliate e dolorosissime per i cittadini, ha raggiunto un risultato elettorale insignificante, ed il ruolo di moderatore che cerca ora di assumere tra Pd e Pdl non è affatto credibile.
Chiosa sul Movimento 5 Stelle, l’unica formazione politica quantomeno nient’affatto colpevole di 50 anni di disastri politici: il voler chiudere ad ogni forma di accordo con qualsivoglia formazione politica è dettata solo da un fatto puristico e di rispetto verso i cittadini, o invece comincia a serpeggiare anche al suo interno un sentimento di opportunismo politico, che spinge all’accordo tra Pd e Pdl, solamente per avere l’opportunità di gridare nuovamente all’inciucio e conquistare la maggioranza assoluta magari alle prossime elezioni tra 6 mesi o un anno?