Un anno di reclusione per Silvio Berlusconi: questa la condanna nel processo che vede l’ex premier sul banco degli imputati per l’intercettazione Fassino-Consorte pubblicata su ‘Il Giornale’, nonostante fosse ancora coperta dal segreto istruttorio. Condannato a due anni e tre mesi invece Paolo Berlusconi.
La vicenda risale al Natale del 2005, quando Silvio Berlusconi incontrò ad Arcore, alla presenza del Fratello Paolo, gli imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli: nel corso dell’incontro fu ascoltata l’intercettazione della telefonata tra Fassino e Consorte, quello in cui l’allora segretario dei Ds pronunciò la frase ‘abbiamo una banca’, in merito alla scalata alla Bnl di Unipol. Secondo quanto accertato dalle indagini fu Raffaelli, lavorando presso la società che forniva gli strumenti alla Procura per le intercettazioni (la Research Control System), a trafugare il file e ad offrirlo a Berlusconi, come regalo per le elezioni del 2006. L’intercettazione fu pubblicata qualche giorno dopo su ‘Il Giornale”.
Oggi è arrivata la sentenza, con Silvio Berlusconi condannato a un anno per rivelazione di segreto d’ufficio: l’ex premier e il fratello dovranno anche corrispondere un risarcimento di ottantamila euro a favore di Piero Fassino, parte civile nel processo, più diecimila euro per le spese legali. I giudici non hanno emesso alcuna misura restrittiva nei confronti del leader del Pdl.
Si apre così un mese giudiziario molto caldo per Berlusconi, con altre due sentenze attese per fine marzo: il 18 dovrebbe esserci quella sul caso Ruby, mentre il 23 è atteso l’appello su Mediaset e i diritti tv. La sentenza del caso Ruby potrebbe però slittare: i legali dell’ex premier hanno presentato, infatti, legittimo impedimento per l’udienza di venerdì quando il sostituto procuratore Ilda Boccassini dovrebbe presentare le richieste di condanna. La decisione sarà presa domani dai giudici della quarta sezione penale.