Ora che i verdetti sono stati chiusi ufficialmente arriva la parte più divertente della settimana che precede gli Oscar, almeno per i patiti di cinema, ovvero giocare di deduzione per capire in anticipo chi può portarsi a casa la statuetta, solo per il gusto di dire il giorno dopo: “L’avevo previsto!”. E neanche noi vogliamo sottrarci alla consuetudine delle previsioni pre-Oscar. Iniziamo parlando della categoria Miglior regia.
“Chi può fermare Steven Spielberg?” . In sostanza è questo l’interrogativo che ci si pone quando ci si accinge a fare qualsiasi ipotesi di vittoria. Nonostante durante la award season abbia perso tutti i premi della regia in favore di Ben Affleck, l’esclusione di quest’ultimo, di Kathryn Bigelow e Quentin Tarantino dalla corsa agli Oscar, per quanto criticabile e incomprensibile, ha reso questa cinquina in apparenza tra le più facili da prevedere, tanto che anche la quota stabilita dai bookmakers (1,20) è molto bassa.
E’ impensabile che non vinca. Del resto “Lincoln” segue appieno la linea tracciata dalle precedenti vittorie di Spielberg (“Salvate il soldato Ryan” e “Schindler List”), tutte fondate su storie vere di eroismo quasi epico. Ma quali ostacoli troverà il grande favorito Steven sulla strada verso il suo terzo Oscar? L’avversario più pericoloso della cinquina è Ang Lee, tra i pochi registi stranieri che godono di ammirazione ad Hollywood. Solo un visionario come lui poteva riuscire ad adattare per lo schermo il romanzo di Yann Martel senza tradire la magia dell’avventura fantastica in mezzo all’Oceano di un ragazzo bloccato su una scialuppa con una feroce tigre del Bengala. Il risultato, visivamente grandioso, lascia spesso a bocca aperta. Perché in “Vita di Pi” Lee gioca sul nostro senso della meraviglia facendo ricorso, con intelligenza e maestria, a tutta potenza espressiva di cui è capace la tecnologia moderna applicata al cinema. Come è accaduto nell’edizione dell’anno con “Hugo Cabret”, però tutti gli effetti speciali potrebbero distogliere l’attenzione dalla storia, il vero fulcro di ogni film. A fare da terzo incomodo in questa probabile lotta a due c’è David O. Russell. Noto ad Hollywood per essere una “testa calda”, con “Il Lato Positivo” il regista (alla sua terza candidatura, l’ultima nel 2010 con “The Fighter”) sembra stia sulla strada verso la redenzione. Grazie anche al produttore-stratega Harvey Weinstein che ha sfruttato con furbizia il tema della pellicola (un uomo affetto da bipolarismo che affronta con ottimismo le difficoltà della malattia) e la storia personale del regista, mettendo in piedi una campagna promozionale che li ha portati fino alla Casa Bianca a discutere dei problemi legati alla salute mentale. Notoriamente film di questo genere non vengono presi molto in considerazione, ma Il lato positivo sposa la classica commedia romantica con una riflessione più profonda dell’animo umano che potrebbe conquistare anche i membri più radicali dell’Academy. L’ostacolo potrebbe essere rappresentato paradossalmente dalle ottime interpretazioni dei quattro protagonisti che sembrano quasi mettere in secondo piano la regia di O. Russell.
Una chance se la gioca anche Michael Haneke, alla sua prima candidatura per il drammatico “Amour”. Il regista austriaco, premiato a Cannes con la Palma d’oro, affronta con uno stile sobrio e minimalista temi scomodi per la società come la paura di invecchiare, la malattia, l’ineluttabilità della morte e l’eutanasia. E’ difficile però che l’Academy scelga di premiare per due anni consecutivi un regista europeo, è quindi più probabile che Haneke vinca l’Oscar come miglior film straniero. Nella cinquina la stella nascente della regia Benh Zeitlin gioca il ruolo della “Cenerentola”. E’ lui una delle sorprese più belle dell’Oscar: con “Re della terra selvaggia”, il primo film della carriera – una produzione indipendente costata solo un milione di dollari -, ottiene subito la nomination come miglior regista. Per quanto la sua storia personale sia così incredibile, e il film che dirige così poetico e commovente, le possibilità che riesca ad imporsi sui ben più illustri colleghi sono davvero minime, anche nella patria dove anche i sogni impossibili si avverano.
Probabile vincitore: Steven Spielberg, “Lincoln”
Non sorprenderebbe: Ang Lee, “Vita di Pi”
Outsider: David O. Russell, “Il lato positivo”