Ha ragione Mara Carfagna: ha fatto bene a pretendere le scuse di Neri Marcorè per quella battuta maschilista e scontata pronunciata dall’attore nel corso della copertina di Ballarò. Ha pienamente ragione l’ex ministro e su questo non ci piove: qualche goccia cade però se si va a vedere chi è il leader del suo schieramento e a quali battute si lascia andare nel suo ruolo di politico.
Così l’indignazione dell’onorevole lascia un po’ perplessi: la Carfagna nel corso della puntata di ieri di Ballarò si è mostrata seccata davanti alla copertina di Neri Marcorè. Nel corso del suo monologo il comico afferma: “Meno male che c’è la Carfagna che qualcosa ci tira su”.
La frase attira le ire della Carfagna che, quando la linea torna allo studio, incalza Floris: “Non ho capito bene cosa ha detto Marcorè, non vorrei che fosse stata una battuta da osteria”. Il conduttore a questo punto fa vedere il video in cui il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, non utilizza certo la galanteria nei confronti di un’impiegata della ‘Green Power’, costretta a subire i suoi doppi sensi. Nonostante ciò, l’ex ministro non arretra di un passo e chiede le scuse che Floris puntualmente fa, anche a nome di Marcorè.
Resta però qualche interrogativo: perché la Carfagna non è così intransigente anche con il suo leader? Perché non chiede a Berlusconi le scuse per la giovane impiegata costretta a stare al gioco del Cavaliere? Forse è consentito all’ex presidente del Consiglio fare ciò che gli altri non possono? Dopo le leggi, anche per le battute esistono regole ‘ad personam’? Se si è così intransigenti con un comico come Marcorè, lo si dovrebbe essere ancora di più con chi si è scelto come leader di partito.