All’inizio di The Impossible (nelle sale dal 31 gennaio), una didascalia ci avverte che ciò a cui stiamo per assistere è tratto da una vicenda realmente accaduta. Sì, perché a guardarla senza alcun tipo di avvertimento, la storia della famiglia Alvarez-Belon ha così dell’incredibile che si stenterebbe a credere possa avere il benché minimo fondo di verità. “Impossibile”, ma reale. Quanto quell’immenso muro d’acqua che la mattina del 26 dicembre del 2004 ha causato la morte di oltre 200mila persone in tutto il Sud-est asiatico. Una tra le più grandi catastrofi naturali dei nostri tempi che già il maestro Clint Eastwood aveva provato a raccontare nel metafisico Hereafter.
Ora, ci riprova il regista spagnolo Juan Antonio Bayona a portarla sullo schermo attraverso la drammatica odissea di una famiglia: marito, moglie e tre figli miracolosamente scampati allo tsunami. La loro, per fortuna, è una delle tante storie a lieto fine. Uno di quei piccoli miracoli che così di rado accadono nelle tragedie.
The impossibile racconta soprattutto la loro sopravvivenza, ma anche l’amore, il dolore, la forza, e soprattutto la speranza che mai li ha abbandonati nel disperato tentativo di riunire la propria famiglia, separata da quella maledetta onda anomala. Nel ruolo della madre-coraggio Maria Belon (nel film Bennett) c’è Naomi Watts, che per questa parte ha ottenuto una nomination agli Oscar come Migliore attrice protagonista; insieme a lei nel cast anche Ewan McGregor nel ruolo del padre Henry e Tom Holland che interpreta il più grande dei tre figli della coppia, Lucas. Come molte famiglie, i Bennett decidono di trascorrere le vacanze natalizie in un accogliente resort thailandese. Ma la tranquillità familiare viene spazzata via all’improvviso la mattina del 26 dicembre dall’immensa onda di acqua che li travolge. Maria viene trascinata via nella stessa direzione del figlio maggiore Lucas, ma viene separata dal marito e dagli altri due figli Tomas e Simon. Nel caos che segue la tragedia, Maria, gravemente ferita e in pericolo di vita, finisce in un ospedale locale accudita da Lucas; un avvilito Henry rifiuta di credere che la moglie e il figlio scomparsi siano rimasti uccisi e inizia a vagare in lande post apocalittiche alla ricerca del resto della sua famiglia.
Una storia dolorosa che il regista racconta infarcendola di immagini toccanti e sconvolgenti, che fanno leva più che sull’eccessiva spettacolarizzazione del dolore – come ha criticato qualcuno – sulla forza del realismo. Per le drammatiche immagini dello tsunami, anziché utilizzare la CGI Bayona e il supervisore agli effetti visivi Félix Bergés, hanno deciso di girare con acqua vera in un set ricostruito in miniatura apposta per essere sommerso dall’onda anomala. Una scelta che si è rivelata azzeccata per dare il giusto impatto emotivo a una pellicola che almeno in Spagna ha infranto tutti i record, diventando il secondo film più visto nella penisola iberica dopo Avatar.