Orrore continuo in Siria: gli attivisti dell’Osservatorio per i diritti umani hanno denunciato l’uccisione di oltre cento civili da parte dell’esercito siriano. Molti bambini e donne tra i 106 morti denunciati dagli attivisti che fanno riferimento anche a fonti mediche: il massacro è avvenuto nelle campagne che circondano Homs e si è concentrato soprattutto in un villaggio.
L’accusa che arriva dall’organizzazione non governativa è circostanziata: “L’esercito ha incendiato le case dei residenti, ha ucciso a coltellate alcune abitanti e ha sparato ad altri”. L’assalto è confermato anche dai Comitati di coordinamento locali che riducono a 37 il numero delle vittime, pur precisando che si tratta di una cifra ferma a ieri e che sono stati rinvenuti altri cadaveri.
Un massacro che arriva soltanto a due giorni di distanza dalla strage di martedì, dove almeno 82 persone hanno perso la vita in due esplosioni avvenute all’Università di Aleppo: un attentato che il regime ha attribuito a ‘terroristi’, mentre per gli oppositori è stato attuato dall’aviazione. Una tragedia infinita, cui il mondo assiste quasi inerme e che va avanti nonostante i continui abbandoni all’esercito del regime: secondo l’agenzia Anadolu altri otto militari hanno disertato arrivando in Turchia con i loro familiari e sono ora stati trasferiti nel campo di Apauydin che ospita disertori.
Proprio in Turchia sono sicuri che entro sei mesi il presidente Bashar al Assad lascerà il potere: una previsione che prende spunto dai colloqui avvenuti negli Stati Uniti tra diplomatici turchi e americani. Negli incontri è emerso che ormai l’80% della Siria è nelle mani dei ribelli, compresa quasi la metà della capitale Damasco.