Medio Oriente: l’Iran verso una censura chirurgica dei social network

I dittatori intelligenti non reprimono Internet”. Con questa affermazione lo studioso Evgeny Morozov, autore di L’ingenuità della rete, fotografa appieno le nuove strategie di censura digitale verso le quali si dirigono i governi repressivi di nazioni come l’Iran. In vista delle prossime elezioni che decideranno il presidente successore di Mahmud Ahmadinejad, Teheran avvia la progettazione di un software intelligente in grado di limitare e controllare l’accesso ai social network, come confermato da alcune dichiarazioni del capo della polizia iraniana Esmaeil Ahmadi Moghadam.

Facebook, Twitter, YouTube e tanti altri siti di condivisione, così come decine di migliaia di siti web, sono oscurati in Iran dallo scorso 2009, in seguito alle manifestazioni contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Contro i blocchi della rete i navigatori iraniani utilizzano network privati (VPN) e software di anonimizzazione, strumenti anti-filtro che consentono di arginare gli ostacoli di navigazione e di proteggere la propria identità. Secondo la visione delle autorità iraniane, questo nuovo software dovrebbe portare alla riapertura dei social network in un ottica di “controllo intelligente”.

Filtrare gli accessi invece di bloccare totalmente la navigazione. Un approccio apparentemente più morbido ma che in realtà si rivela ancora più pericoloso per gli attivisti e l’opposizione politica. Questo tipo di tecnocontrollo, invece di vietare in maniera indiscriminata l’accesso alle risorse online, le lascia parzialmente aperte in modo da monitorare meglio cosa fanno gli internauti. Tale apertura mediatica dovrebbe portare molti utenti a navigare senza protezioni, rendendo maggiore l’esposizione ai controlli di stato. Tutto questo grazie agli stessi software di sorveglianza prodotti da aziende occidentali che, eludendo l’embargo, vengono venduti a paesi come l’Iran.

Una repressione continua in cui ogni attività può essere monitorata e punita. Non si sa ancora quali saranno i siti colpiti dal nuovo strumento di controllo mediatico. E in quest’ottica va anche la creazione di una rete internet nazionale, un gigantesca intranet per i soli cittadini residenti in Iran. Per utilizzarla, gli utenti dovranno registrare il proprio indirizzo di casa e numero di previdenza sociale presso la polizia. Secondo i media locali il suo lancio sarebbe previsto per marzo 2013. Nonché la nascita di Mehr, un’alternativa alla piattaforma di condivisione video di Google, clone iraniano di YouTube, servizio di videosharing autarchico e allineato ai dettami del governo di Teheran, gestito dal broadcaster nazionale IRIB (Islamic Republic of Iran Broadcasting).

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