Ha vinto Pierluigi Bersani, e si è trattato di un successo netto, senza discussioni, che azzera anche le polemiche sulle tante persone a cui non è stato permesso di votare, ed i problemi a Firenze ed in altri comuni, verificatisi ieri in diversi seggi.
Il risultato di 61% a 39% dimostra che anche la maggior parte dei voti provenienti dai candidati esclusi al primo turno, sono andati a Bersani, anche se alcuni di quegli elettori non sono andati proprio a votare. Bersani vince anche nelle Marche ed in Umbria, dove aveva perso 7 giorni fa, mentre Renzi conserva la supremazia soltanto nella sua Toscana, situazione che gli fa onore, perchè è dove ha sempre lavorato come politico.
Da oggi, come ha sempre affermato in campagna elettorale, tornerà a fare il sindaco, senza chiedere “premi di consolazione”, ma con la consapevolezza che qualcosa dovrà rivedere nel suo stile comunicativo, che troppo trasmette la figura di ragazzetto ambizioso, poco di sinistra. Resta comunque un ottimo risultato per lui: partendo da 0 è riuscito a dar fastidio fino all’ultimo a Bersani.
Il segretario del Pd esulta, confermando che anche lui rinnoverà la classe dirigente del partito, mentre D’Alema se la prende con i mass media, rei, secondo la sua opinione, di essersi schierati tutti dalla parte del sindaco di Firenze durante la campagna elettorale.
Un’unica pecca in questi due turni di consultazione popolare, a testimonianza di una grande prova di democrazia: giusto far votare solo chi si riconosce formalmente in un progetto di valori ed ideali, ma chiudere, a chi non si era registrato prima, la possibilità di votare al secondo turno (le giustificazioni si portano a scuola, non in questo contesto), ha rappresentato la nota stonata di quella che resta un’esperienza profonda di democrazia.