Sette arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza in tutta Italia: nuovo capitolo giudiziario dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto. Questa mattina sono state condotte in carcere tre persone e altre quattro sono finite agli arresti domiciliari: si tratta di vertici della società, politici e funzionari pubblici accusati a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione.
Oltre agli arresti, sono arrivati anche due avvisi di garanzia e diversi sequestri: da quanto si apprende nel mirino della Procura di Taranto sarebbe finita nuovamente la famiglia Riva. In particolare tra i destinatari delle misure cautelari ci sarebbero Emilio Riva e suo figlio Fabio (irreperibile), Luigi Capogrosso (ex direttore del siderurgico di Taranto e già ai domiciliari), Michele Conserva (ex assessore provinciale all’ambiente). In carcere Girolamo Archinà, ex dirigente Ilva per i rapporti istituzionali, licenziato ad agosto.
Nel siderurgico è stato inoltre eseguito un sequestro preventivo dei prodotti finiti e semilavorati destinati alla vendita e al trasferimento negli altri stabilimenti del gruppo Riva: in pratica si tratta di un vero e proprio blocco dell’attività nella fabbrica che conta dodicimila lavoratori.
Gli avvisi di garanzia ha raggiunto il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, e il nuovo direttore dello stabilimento di Taranto. Le indagini della Procura di sarebbero concentrati su una serie di pressioni che l’Ilva avrebbe fatto sulle pubbliche amministrazioni per l’attuazione di provvedimenti a proprio favore e ridimensionare gli effetti delle autorizzazioni ambientali.
Gli arresti arrivano anche dall’inchiesta ‘Enviroment sold out’, sempre incentrata sull’Ilva, curata dal pubblico ministero Remo Epifani: nel mirino del pm ci sono alcuni presunti episodi di corruzione in relazione alla gestione delle discariche della provincia di Taranto.