Tra stasera e domani potrebbe esserci una tregua, ma intanto a Gaza è andata in scena una domenica di sangue: ancora raid israeliani sulle città palestinese e ancora razzi su Tel Aviv e le altre città israeliane e a farne le spese come purtroppo spesso capito sono vittime innocenti.
Innocenti come i cinque bambini che oggi hanno perso la vita a causa dell’operazione ‘Pilastro di difesa’ attuata dall’esercito israeliano: dall’inizio delle operazioni sono 64 le vittime palestinesi, mentre tra gli israeliani si contano tre morti.
Una conta destinata drammaticamente ad aumentare visto che l’esercito israeliano è pronto ad allargare l’offensiva preparando anche un’azione di terra, come affermato dal vicepremier Moshe Yàalon al Jerusalem Post. Intanto però Hamas risponde al fuoco israeliano e per la quarta volta negli ultimi giorni si sono udite esplosioni a Tel Aviv: un razzo sparato da Gaza verso la città israeliana è stato intercettato dalla batteria antiaerea Iron Dome, mentre quattro razzi palestinesi hanno colpito Ashkelon, città situato vicino al confine con Gaza. Mentre si continua a sparare, vanno avanti i colloqui per arrivare a una tregua: un alto responsabile palestinese ha parlato di accordo possibile tra oggi e domani, anche se il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, ha specificato che “prima il fuoco deve cessare, poi si può discutere di qualsiasi cosa: metà Israele è sotto il fuoco e questo non può andare”.
Prova a far qualcosa per arginare la violenza il presidente degli Stati Uniti Obama che “pur sostenendo il diritto all’autodifesa di Israele” è al lavoro per “fermare il lancio di missili di Hamas senza ulteriori escalation di violenza”. Proprio gli americani potrebbe essere i ‘garanti’ del rispetto della tregua da parte di Israele: una soluzione che sembrerebbe avere il consenso anche dei palestinesi.