Spostarsi nella città di Roma con i mezzi pubblici diventa ogni giorno di più una fatica enorme. Chi vi scrive lo fa ogni singola giornata e metterci due ore per muoversi da due punti distanti della città non ha spiegazione, se pensiamo che in treno in metà tempo si percorrono distanze di centinaia e centinaia di chilometri. La faccia stanca e lo stress (ansie di ritardi continui sul posto di lavoro) di tanti cittadini romani o della provincia, appena all’inizio di ogni giornata, valgono più di ogni descrizione. Tante persone spiaccicate tra loro per cercare di entrare nelle vetture insufficienti messe a disposizione dal Comune di Roma, e nessun controllo sui ritardi dei conducenti nel loro lavoro.
Se poi andiamo nello specifico della Metro B, allora scivoliamo davvero nel grottesco. La B1 tanto reclamizzata da Alemanno (per la cronaca solo 4 fermate, di cui appena 3 attive, per le quali ci hanno impiegato degli anni) ha suonato il De Profundis sulle oltre 20 fermate della linea B. Da quando infatti è stata inaugurata la nuova mini-linea che interseca la propria sorella maggiore, i guasti sono all’ordine al giorno, i ritardi continui nel corso delle giornate ed in più mettiamoci che non sono mai sincronizzate le partenze, quindi spesso prima della fermata d’incrocio a Piazza Bologna ci si deve fermare pure per lo scambio.
Due linee e mezza contro le 10 della media delle capitali degli altri Paesi Europei, e pure lente e continuamente guaste. Alemanno lo sa? Oppure dopo il primo giro all’inaugurazione della B1 è tornato ospite fisso della sua auto blu? Senza voler essere populisti, perchè non manda i suoi assessori al lavoro con i mezzi pubblici e ci risparmiamo tutte le spese per il loro trasporto?
Forse solo allora qualcuno di istituzionale si renderebbe conto dell’incapacità del sindaco (meno di due anni fa Roma stabilì un record incredibile, con una linea della metropolitana, sempre la B, chiusa per due giorni interi di fila) e dell’Atac, tralasciando le responsabilità di altro tipo, come la scandalo Parentopoli della giunta romana, invischiata con le nomine “amiche” anche all’interno della stessa Atac.