Quando mancano cinque mesi alle elezioni presidenziali americani del 6 novembre, oggi gli americani hanno un loro primo test nello stato del Wisconsin, dove si rinnova la carica di governatore e la sfida è tra l’uscente repubblicano Scott Walker e il sindaco democratico di Milwaukee, Tom Barrett. Si tratta di una lotta all’ultimo voto, stando ai sondaggi, sebbene il candidato repubblicano risulterebbe in leggero vantaggio. Tuttavia, la vera sfida non è tanto tra i due uomini dello stato, quanto tra il presidente USA in carica, Barack Obama, e il rivale Mitt Romney. Non è un caso che qui si sta concentrando in queste ore una forte attenzione mediatica. Tradizionalmente, il Wisconsin è uno stato democratico e l’ultimo presidente repubblicano ad avere vinto qui è stato Ronald Reagan nel 1984.
Una eventuale sconfitta in questo stato sarebbe percepita quale un presagio davvero negativo per i democratici, visto che in teoria si tratterebbe proprio di una loro roccaforte, sebbene attualmente amministrata da un repubblicano.
Walker è molto amato dai Tea Party, l’ala destra e anti-tasse del Partito Repubblicano, guidata su base nazionale dall’ex candidata alla vice-presidenza, Sarah Palin. Questo movimento potrebbe risultare decisivo in termini di capacità di mobilitare l’elettorato, come ha già dimostrato anche alle elezioni primarie conclusesi con la vittoria sofferta di Mitt Romney. Dall’altro canto, invece, i dirigenti locali del partito dell’asinello hanno preteso che Obama non si facesse vedere nello stato, in campagna elettorale. La sua figura viene considerata impopolare per quella fascia di elettori delusi dalla sua amministrazione. Anche questo un segnale imbarazzante, tanto che è stato scontato che vi abbia battuto molto Romney.
Chi si è fatto vedere qui è stato, invece, un altro ex presidente democratico, Bill Clinton, che gli elettori (non solo del suo partito) ricordano con affetto e che sembra ad oggi una figura molto popolare. Anche in questo caso, per Obama si tratta di un fatto imbarazzante. E ancora di più, se si pensa che l’ex speaker della Camera, la democratica italo-americana Nancy Pelosi, ha lanciato la campagna “Hillary for President”, ossia una sorta di investitura dal basso in favore dell’attuale Segretario di Stato e moglie dell’ex presidente. Nulla di anomalo, se non fosse che alla presidenza oggi c’è Barack Obama e che gode ancora della possibilità di candidarsi a un secondo mandato.
E siamo a un altro cattivo segnale per il presidente americano, perché la campagna di Pelosi sarebbe la palese dimostrazione che l’uomo non è amato dal suo stesso partito, tanto che l’ex speaker parla di “asso nella manica”, riferendosi alla Clinton, quasi a sottolineare come se Obama fosse un problema e non una carta vincente.
Ma aldilà delle diatribe interne all’asinello, un pò tutti gli analisti concordano su un punto: i democratici nel Wisconsin oggi devono vincere. Se così non fosse, potrebbe essere la conferma delle difficoltà che Obama incontrerà in campagna elettorale, senza contare dell’effetto galvanizzante che una vittoria avrebbe per i repubblicani.
E anche il significato della sconfitta dei democratici sarebbe di peso. Infatti, il governatore uscente è stato molto contestato un anno fa, da parte dei dipendenti pubblici dello stato, come insegnanti, pompieri, poliziotti, etc., che hanno vivacemente protestato contro i suoi tagli al bilancio.
Tuttavia, ora pare che stia prevalendo più la delusione per i mancati risultati dell’amministrazione Obama che la rabbia verso i tagli di Walker. Proprio per questo Obama è stato invitato a non venire nel Wisconsin. Non ha carte credibili sull’economia e nonostante i sondaggi nazionali non siano univoci nell’assegnare oggi la vittoria all’uno o all’altro candidato, sui temi economici pare esserci la certezza che gli elettori preferirebbero Mitt Romney.
Il dato che preoccupa più Obama è il rialzo del tasso di disoccupazione a maggio. Esso si attesta all’8,2% e le previsioni non sono per nulla buone da qui ai prossimi mesi. Il presidente sembra avere già la sua strategia mediatica e difensiva, per cui i disoccupati in America sarebbero il frutto della crisi in Europa e dei repubblicani, che essendo maggioranza alla Camera bloccherebbero le sue riforme.
E la preoccupazione per lo stato dell’economia sta inducendo Obama a parlare e interessarsi molto di meno di politica estera, tanto che la Casa Bianca sembra nemmeno vedere le immagini delle stragi in Siria.
Ovvio che Mitt Romney possa attaccare a testa bassa e sul tema dei posti di lavoro l’elettorato sembra molto sensibile, con i repubblicani a vantare la fama di partito in grado di stimolare il business, il quale solo può creare nuova ricchezza e nuovo lavoro.
Se oggi il Wisconsin andrà ai democratici, allora Obama potrà rifiatare per un bel pò e avrebbe una prima conferma del suo stato di salute elettorale. Nel caso contrario, ciò non significherà certo che la corsa per restare alla Casa Bianca è persa, ma bisogna iniziare a fare i conti con uno stato “swing”, ossia altalenante, i cui suoi delegati potrebbero andare a novembre ai repubblicani.