La seduta della Giunta del Senato per le Autorizzazioni a procedere è stata rinviata al 12 giugno sul caso riguardante la richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Roma nei confronti del senatore della ex Margherita e poi PD, Luigi Lusi, indagato per la distrazione di fondi pubblici al partito. L’uomo è accusato di avere distratto finanziamenti complessivi per 23 milioni di euro, canalizzandoli verso conti riconducibili a due società sue con sede in Canada. La seduta si sarebbe dovuta tenere ieri, ma a malincuore il presidente Marco Follini ha accettato il rinvio, dopo che lo stesso Lusi ha depositato una nuova memoria difensiva, in cui vengono riportate accuse molto pesanti verso i vertici della Margherita, in particolare, contro l’ex segretario Francesco Rutelli, nonché le deposizioni della segretaria del tesoriere, Francesca Fiore, che confermerebbero quanto detto dal Lusi, a proposito dei finanziamenti tra il 2009 e il 2012. Follini ha affermato di non avere gradito il rinvio e che non accetterà nuove misure dilatorie. Gli risponde il relatore Giuseppe Saro, il quale ribatte che non si tratterebbe di dilazione, bensì della deposizione di atti, che confermerebbero le dichiarazioni di Lusi, in favore della sua difesa.
Nelle carte, si legge che il tesoriere accusa Rutelli di inquinamento delle indagini, con dichiarazioni in cui l’ex sindaco prende le distanze dal suo ex tesoriere e con l’annuncio di un esposto alla Magistratura contro di esso. In sostanza, Rutelli e la stampa avrebbero influenzato i giudici nel direzionare le indagini solo su di lui e tralasciando altri elementi notevoli di accusa nei confronti di altre personalità di spicco.
Secondo Lusi, quanto dichiarato dalla sua segreteria, a proposito dei finanziamenti alla Margherita tra il 2009 e il 2012, confermerebbero in pieno la sua difesa e smentirebbero quanto affermato in questi mesi dallo stesso Rutelli, oltre che dall’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, e da Bocci. Sarà, dunque, questa la strategia difensiva di Lusi, il quale nei fatti si sente vittima di “fumus persecutionis” da parte dei giudici inquirenti capitolini. Non capisce, ad esempio, perché i suoi due collaboratori siano liberi, mentre su di lui pende la richiesta di arresto e l’accusa di associazione a delinquere. Non ci sta il senatore ex PD (espulso poche settimane fa dal partito) a fare la vittima sacrificale per tutto il partito. Lo dice chiaro e tondo: le sue società in Canada e i conti ad essa riconducibili sarebbero stati solo il tramite per occultare i fondi pubblici, in favore di tutti i vertici.
Certo, il rinvio della seduta non è un buon segnale per l’opinione pubblica e rischia di inasprire lo scontro in atto tra istituzioni e cittadini, qualora ciò fosse avvertito come una volontà di Palazzo Madama di mettere in agghiaccio il caso. E, tuttavia, già in sede di Giunta si vedrà cosa voteranno i senatori, anche se pare che sia destinata a passare la richiesta di arresto. Il vero gioco si farà in Aula, subito dopo, chiamata ad esprimersi sull’accettazione o meno della decisione della Giunta. Lì, complice anche la richiesta probabile di voto segreto, Lusi potrebbe essere salvato, un pò come accadde ad ottobre con l’altro senatore ex PD, Alberto Tedesco.
In realtà, il voto sul caso Lusi è diverso nella sostanza e nei tempi. In primis, perché riguarda un tema molto sensibile per l’opinione pubblica, ossia l’uso dei fondi pubblici ai partiti. Già giudicati eccessivi e certamente non graditi alla stragrande maggioranza dell’elettorato, un eventuale salvataggio dell’ex tesoriere scatenerebbe l’ira collettiva. E, infatti, la votazione ricade in una fase poco fortunata per la politica italiana, con una rabbia popolare montante e molto forte, che prende di mira tutto ciò che viene considerato come costo della politica o privilegio della casta delle istituzioni.
Più in generale, poi, la questione rischia di travolgere la parte ex Margherita (e non solo) del PD, tirata in ballo in queste settimane da Lusi. Parliamo del presidente Rosy Bindi, del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, di Enrico Letta, di Enzo Bianco, di Beppe Fioroni, solo per limitarci ai nomi più noti, oltre a quello di Rutelli. Ovviamente, sono tutte accuse da provare, ma che hanno già in parte alzato un polverone mediatico intorno al caso.
Quanto al modo in cui voteranno i partiti, pare che PD, Idv, Lega Nord e Terzo Polo dovrebbero votare in favore della richiesta d’arresto, mentre il PDL potrebbe confermare la linea garantista, sebbene con probabili numerose eccezioni al suo interno. Ovviamente, si tratta di indicazioni formali, perché nel (probabile) segreto del voto, tutto può accadere. Può accadere, ad esempio, che parte dei senatori PD, timorosi che un iracondo Lusi possa fare nomi e tirare in ballo fatti circostanziati, votino contro tale richiesta.
Di certo, il clima non sarà dei più semplici dentro e fuori dall’Aula. Si rischia di incendiare lo scontro tra politici ed opinione pubblica e di portare altre camionate di voti in favore dei grillini del Movimento 5 Stelle.