Beppe Grillo è irrefrenabile, dopo il successo clamoroso del Movimento 5 Stelle in queste elezioni amministrative. I suoi interlocutori politici sono in grossa difficoltà, perchè nonostante la strutturazione complessa degli apparati da cui provengono, un movimento nato dal basso, democraticamente e senza burocrazia e rimborsi elettorali, li ha bastonati!
Le uniche parole che ieri è riuscito a professare Bersani sul “Fenomeno Grillo” sono state: “C’e’ un punto inevaso, anche nella proposta di Grillo, che si chiama lavoro. Se vogliono un terreno su cui confrontarsi io scelgo questo: il lavoro e gli assetti della democrazia”.
Grillo non ha fatto passare troppo tempo per rispondere e dal suo blog ha dichiarato: “Abbiamo un tasso di disoccupazione che sommato agli sfiduciati, che il lavoro non lo cercano, arriva al 20%. Chi ha creato la disoccupazione? Il MoVimento 5 Stelle oppure vent’anni di inciuci con il Pdl, di investimenti nei catorci della Fiat e nella cementificazione del Paese, invece che in innovazione? Chi ha svenduto a debito la Telecom se non D’Alema condannandola a un nanismo industriale? Chi ha benedetto la legge sul precariato ieri e la “ristrutturazione” dell’articolo 18 oggi? Chi ha permesso alle nostre aziende di spostare la produzione all’estero, dalla Cina alla Romania, consentendo di mantenere sui loro prodotti il marchio “Made in Italy“? Chi ha costretto una generazione di giovani a emigrare (secondi in Europa dopo la Romania)? Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare, ci provi, in futuro ne avrà bisogno”.
Certo ora il Movimento di Grillo dovrà auto-difendersi dalle sirene che arriveranno ai propri esponenti: promesse d’incarichi e di candidature da partiti più strutturati, che già all’inizio dell’avventura dei grillini avevano suonato, e forte, portando via diversi ragazzi dal Movimento 5 Stelle.