In Spagna è allarme per il rischio contagio dalla Grecia. Questa mattina, il quotidiano El Mundo ha pubblicato un articolo, in cui spiega che ci sarebbe una corsa agli sportelli, da parte dei correntisti di Bankia, l’istituto di credito spagnolo, che la scorsa settimana è stato nazionalizzato. Secondo il quotidiano, negli ultimi giorni sarebbero stati ritirati un miliardo di euro e ciò sta creando apprensione negli ambienti finanziari. Il titolo di Bankia è arrivato a perdere in borsa il 30% oggi, arrivando a 1,187 euro, ma la Consob spagnola non ha proceduto a sospenderlo per eccesso di ribasso, perché ha spiegato che ciò avviene solo quando non ci sarebbero sufficienti informazioni su un titolo, ma non sarebbe questo il caso. Nel tentativo di evitare il panico, il vice-ministro alle Finanze, Fernando Jimenez Latorre, è intervenuto per rassicurare, sostenendo che i correntisti non avrebbero nulla da temere e che non vi sarebbe ragione per mettere in fuga dall’istituto i propri risparmi. Il vice-ministro ha anche affermato che non vi sarebbe in atto una corsa agli sportelli di Bankia, perché il livello di smobilizzo dei depositi sarebbe in linea con quanto tradizionalmente avviene in queste settimane di maggio.
Sarà, ma è lo stesso Jimenez Latorre a invitare la BCE a sostenere i titoli del debito spagnoli, nella considerazione che solo così si potrebbe fermare la mano speculativa, che anche oggi ha portato a un allargamento del differenziale tra i Bonos e i Bund tedeschi. Sarebbe opportuno, ha continuato, che gli speculatori avvertissero che certe azioni avrebbero un costo e un rischio.
Ma le parole del vice-ministro giungono dopo quelle ben più importanti e allarmanti del premier Mariano Rajoy, che nel corso di un discorso alla Camera dei Deputati, ha espresso il timore che la Spagna possa essere tagliata fuori dai mercati finanziari, per effetto di un aumento continuo dei rendimenti suoi suoi titoli di stato, che renderebbe inaccessibile al Tesoro il credito dei privati. Quasi un appello disperato, quello di Rajoy, che rappresenta ad oggi l’allarme più grave lanciato da un premier dell’Eurozona, Grecia esclusa. Sintomo che oltre Atene, anche altri capitali dell’Area Euro sarebbero molto preoccupate dal destino imminente che potrebbe attendere le loro economie, Roma inclusa.
Se ci sono dubbi sulla corsa o meno agli sportelli in Spagna, nessuno ve ne sarebbe più per la Grecia, dove già si sa che tra lunedì e martedì sono stati ritirati dalle banche del Paese 1,2 miliardi di euro, pari allo 0,75% dei depositi complessivi di 165 miliardi. Il governatore della banca centrale ellenica, George Provopulos, ha informato il capo dello stato, Carolos Papoulias, che non si tratterebbe di un clima di panico, ma di paura che potrebbe presto sfociare in panico.
Pensare che già in questi ultimi due anni, le banche greche hanno perso 72 miliardi di depositi, come effetto della fuga dei capitali in atto nel Paese.
E il coacervo delle brutte notizie ha pesato nel corso delle contrattazioni, con Piazza Affari che prima perdeva il 2%, poi recuperava parzialmente con un calo dell’1,2%, per poi accelerare in terreno negativo del 2,6%. E anche lo spread decennale BTp-Bund si allargava fino a 449 punti base, per poi ripiegare sotto i 440 bp. Stessa sorte per i Bonos, che hanno registrato un allargamento del divario fino a 495 punti base, mentre i Bund tedeschi mettevano a segno nella seduta odierna un nuovo record minimo di rendimento decennale, all’1,42%.
Oggi, poi, il Tesoro spagnolo ha anche emesso 2,494 miliardi di titoli tra 3 e 5 anni. Quelli con scadenza gennaio 2015 sono stati piazzati a un rendimento del 4,375%, in netto rialzo dal 2,89% precedente. I titoli con scadenza luglio 2015 sono stati collocati, invece, al 4,876%, anch’essi in crescita dal 4,037%. Esplosi anche i rendimenti dei Bonos con scadenza 2016, che passano dal 3,374% al 5,106% di oggi.
E’ chiaro che questo trend non sembra più sopportabile. Per nostra fortuna, non sono previste aste italiane per le prossime due settimane, nella speranza che almeno un pò le acque nel frattempo si calmino. Tuttavia, essendo la Grecia e la conseguente paura di una disintegrazione dell’euro le ragioni del quasi panico sui mercati, sembra davvero difficile sfuggire a un’impennata di rendimenti ulteriori per i nostri BoT e BTp.
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale fa appello alla BCE, affinché abbassi i tassi, nella convinzione che abbia ancora spazi di manovra in tal senso. Secondo l’istituto di Washington, con un’inflazione in calo sarebbe possibile un taglio dei tassi nell’Eurozona. Tuttavia, non pare che possa essere questo il problema dei mercati, visto che i tassi della BCE sono già ai minimi storici, pari all’1%, mentre l’inflazione è mediamente circa tre volte tanto negli stati dell’Eurozona.
L’unica soluzione in grado di dare una sterzata allo scenario cupo di questi giorni è la possibilità che Bruxelles proceda all’emissione di Eurobond, che ora è un’opzione condivisa anche dalla Francia di Hollande. Resta, tuttavia, la durissima opposizione tedesca e questo impantanamento rischia di non dare risposte ai mercati, che già temono la crisi definitiva dell’euro con la fuoriuscita sempre più probabile della Grecia.