E’ ancora bagarre nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, dove alberga un clima di confusione e sospetto tra le varie forze politiche circa le reali posizioni sul Ddl anticorruzione. L’unico denominatore comune sembra comunque essere la distanza di tutti i partiti dalle posizioni del Pdl, la cui ostilità verso il provvedimento sfiora la farsa. Mentre in commissione Giustizia i berlusconiani vengono arginati con la bocciatura di tutti i loro emendamenti ed il passaggio di proposte di modifica “riparatrici” sul falso in bilancio (dopo il pasticcio dei giorni scorsi) persino la Lega Nord ad un certo punto ha perso la pazienza, e tramite Raffaele Volpi ha sollevato una questione procedurale a norma di regolamento, chiedendo di votare subito gli emendamenti, senza discussione degli stessi.
Di tutt’altro parere, ovviamente, il gruppo del Popolo della Libertà, che tramite il presidente della Commissione Affari costituzionali Donato Bruno ha definito “grave” la richiesta del Carroccio, ed in un altro momento per bocca di Manlio Contento ha continuato a difendersi dalle accuse di ostruzionismo, chiedendo l’aiuto del Guardasigilli per dirimere l’impasse.
In ogni caso si è preso atto che le commissioni rappresentano una sorta di “palude” dalle quali bisogna uscire al più presto, e dopo la bocciatura di un subemendamento per equiparare il reato di corruzione e concussione ed il successivo fallimento di un tentativo di mediazione (portati entrambi avanti dalla relatrice Angela Napoli di Fli), dietro suggerimento di Antonio Di Pietro è cominciata infine la corsa al ritiro delle proposte di modifica, per farle confluire poi nella discussione in Aula. Di Pietro ha quindi annunciato il ritiro di suoi emendamenti, sfogandosi però con la stampa contro i berlusconiani e la “commedia” che starebbero inscenando: “E’ peggio del ’92-’93, mentre la magistratura lavora comprendo il marciume della seconda Repubblica, in Parlamento c’è un partito che si sta adoperando per impedire che vada in porto una riforma per combattere i reati contro la pubblica amministrazione per ridurre gli strumenti contro la criminalità politica e finanziaria”.
Anche l’Udc ha ritirato i suoi, mentre il Partito Democratico ha temporeggiato (attirandosi le critiche di Idv) ed ha ottenuto nel pomeriggio l’approvazione di un subemendamento a firma della capogruppo in commissione Giustizia, Donatella Ferranti. E’ passato quindi l’aumento delle pene per il reato di “corruzione per atti contrari al dovere d’ufficio”, per il quale il governo aveva proposto un minimo di tre anni di reclusione a un massimo di sette, mentre ora passano approvato da quattro a otto. Voti favorevoli da Pd, Fli e Idv, contro Pdl, astensione di Udc e Lega. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, presente alla seduta, aveva però espresso un parere negativo, per una questione tecnica: “La linea del governo era quella di individuare una via retta, ma mediana. Ora sarà necessario riallineare tutte le pene”.
Durissimo il commento di quanto sta accadendo, arrivato in serata dal segretario del Pdl Angelino Alfano, che addirittura arriva ad ipotizzare una manovra “per far saltare il governo”: “Il testo su cui si lavora per l’anticorruzione è il nostro. Ora alla Camera vogliono fare gli eroi e i fenomeni. Se pensano di far rinascere un’alleanza con l’Idv per mettere in imbarazzo noi non è un metodo leale“.