Montezemolo scenderà a fianco del PDL. Sondaggi lo darebbero al 24%

La riorganizzazione del centro-destra italiano partirà dalla discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo. Pare che il numero uno di Ferrari abbia rotto gli indugi, dopo i risultati delle elezioni amministrative. Il PDL le ha straperse, ma nessun altro le ha vinte. Non l’UDC, che ha ottenuto un esito molto magro e deludente, non certo il famigerato Terzo Polo, che ha dimostrato la sua semplice inesistenza. E non esiste alcun soggetto politico, che oggi sia in grado di mettere insieme tutti i conservatori e i moderati italiani, perché con le percentuali che il PDL ha preso domenica e lunedì scorsi, sarà ormai molto difficile per esso riuscire ad amalgamare di nuovo attorno a sé l’elettorato di centro-destra.

E, allora, da ambienti vicini al presidente del cavallino rampante, pare stavolta ci sia la volontà di Montezemolo di scendere in campo e lo farebbe a fianco del PDL, nel tentativo di impedire la vittoria della sinistra.

LCdM avrebbe compreso la necessità di contrastare una sinistra, che in Europa ha scelto Hollande, ossia l’antitesi dello spirito riformatore che lo anima. E l’imprenditore sarebbe convinto di potercela fare. I sondaggi assegnerebbero alla sua forza politica qualcosa come il 24%. Tutti da dimostrare, ovvio. Non è la prima volta che i sondaggi illudono politici e non. Il caso più recente è quello che riguarda il presidente della Camera, Gianfranco Fini, quando decise di mollare l’allora premier Silvio Berlusconi, incoraggiato proprio dalle rilevazioni che gli assegnavano una forte popolarità, svanita come neve al sole la sera del 14 dicembre del 2010, quando perse la sua battaglia personale.

Ma in tempi di gradimenti magrissimi per tutti, un 24% anche in un sondaggio diventa incoraggiante, specie perché indica l’aspirazione dell’elettorato moderato e contrario alla sinistra di trovare un nuovo leader. E alla luce anche di questi mesi di governo Monti, Alfano si è mostrato un leader senza il “quid”.

Sarà un caso, ma ieri a qualche metro di distanza da dove sedeva l’ex premier Berlusconi stava l’imprenditore Diego Della Valle, a cui è stato consegnato il premio Guido Carli. Sarà stato un altro caso, ma mentre avveniva la consegna, Berlusconi applaudiva.

Cosa ci sarebbe di strano? Della Valle è grande amico di Montezemolo, mentre è stato negli ultimi anni un rivale mediatico-imprenditoriale di Silvio Berlusconi, a cui ha rimproverato un tasso insufficiente di riformismo. L’apice dello scontro lo si raggiunse nel marzo del 2006, in piena campagna elettorale, quando a un assise degli imprenditori del nord-est a Vicenza, Berlusconi, che era premier uscente, si alzò e inveì contro quella che definì una “piangeria” dei vertici confindustriali, ossia di Montezemolo e Della Valle, seduti allora in prima fila, con il secondo che vistosamente esclamò dinnanzi alle telecamere: “Tu sei pazzo!”. E quel “tu” era proprio Berlusconi.

Sembra un altro mondo, anche perché tutti hanno chiaro oggi che litigare sui massimi sistemi non ha senso, sia per lo stato di crisi in cui è piombata l’Italia, sia anche perché il fronte politico dei moderati è debolissimo, dopo la rovinosa caduta del governo Berlusconi.

In sostanza, nel 2013 si potrebbe assistere a un remake del 1994. Allora, crollata la Prima Repubblica, fu Berlusconi a raccogliere il consenso degli elettori moderati e intimoriti dall’avanzata dei comunisti al potere. Tra un anno potrebbe accadere lo stesso, ma con Montezemolo a raccogliere il testimone di ciò che resta del campo politico dei moderati.

Un sicuro sconfitto in uno scenario simile sarebbe Pierferdinando Casini, che perderebbe la sua occasione storica di accreditarsi quale leader di riferimento dei moderati italiani. I risultati delle amministrative sono state un triste presagio per il politico centrista. Si aspettava in cuor suo una valanga di voti, provenienti dall’implosione del PDL, mentre si è ritrovato a ottenere percentuali inferiori alle amministrative passate, senza più alcun progetto chiaro di aggregazione al centro, con l’unica speranza che il partito dell’ex premier esploda e gli regali un’insperata leadership.

E sarà un caso, ma sempre ieri Berlusconi ha parlato della necessità di rafforzare il ruolo del governo e del premier, per evitare che l’azione dell’esecutivo resti paralizzata dalla presenza di piccoli partiti in Parlamento con un forte potere di interdizione.

E sulla home page di Italia Futura, l’associazione di Montezemolo, che raccoglie fior di economisti e intellettuali di tutto il centro-destra italiano, si legge proprio un articolo a firma di Sofia Ventura, dall’eloquente titolo “All’Italia serve un sistema presidenziale e maggioritario”.

Si tratta di una perfetta sintonia con le proposte storiche dei berlusconiani, anche se non sono mai state portate avanti con decisione. Anzi, negli ultimi tempi, l’ex premier sembra essersi arreso all’idea di un sistema proporzionale, semmai temperato da un modello di premierato alla tedesca.

Ma è anche un sistema fortemente avversato dai centristi, che auspicano un proporzionale puro, che consentirebbe loro di avvantaggiarsi in termini di seggi, aspirando al ruolo di ago della bilancia, per essere determinanti nella formazione di qualsiasi governo.

Per questo, la discesa in campo di Montezemolo potrebbe essere un rinvigorente per il centro-destra italiano. Altri Maradona in panchina non se ne vedono.

 

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