Il governo studia un prelievo di 3 centesimi sulle bottigliette di bibite gasate da 33 cl, un’imposta che frutterebbe 250 milioni di euro l’anno ma che non piace a molti. Il ministro della Salute Renato Balduzzi, intervenendo a Radio Anch’io su Radio1, ha spiegato che la precedente ipotesi di tassa sul “junk food” (cibo spazzatura) sarebbe stata trasformata in una addizionale che riguarda soltanto “bevande zuccherate e gassate”. Secondo Balduzzi il ricavato andrebbe in campagne di sensibilizzazione ad un corretto stile di vita, e per iniziative mirate del settore sanitario: “3 centesimi non creano problemi né ai consumatori né ai produttori… si manda un segnale all’opinione pubblica di attenzione per un problema sottovalutato dalle famiglie, visto che metà dei nostri ragazzi consuma troppe bevande gassate e zuccherate“.
Immediata pioggia di commenti sulla particolare iniziativa, a partire dalla Coldiretti che non si oppone all’idea, ponendo però l’accento sulla necessità di aumentare la quantità di frutta nelle bibite, oggi ferma al 12 per cento, e che secondo l’associazione degli agricoltori porterebbe due grossi benefici: il primo alla salute dei consumatori, il secondo ai produttori che potrebbero fornire 25 milioni di chili in più di arance.
Secondo una analisi di Coldiretti-Censis, un milione di italiani ormai non mangia più frutta e gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie nell’ultimo anno sono stati pari a circa 347 chili, un calo del 22% rispetto a dieci anni fa. Diverso ovviamente il giudizio di Assobibe, associazione dei produttori di bevande analcoliche, che lanciando il suo altolà per questa tassa “discriminatoria” (in quanto colpisce solo le bevande) avvisa che le vendite di bibite gassate sono in affanno già da dieci anni, stando ben sotto la media Ue e con il nostro Paese al penultimo posto nella classifica relativa ai consumi, un fatto che rimette in discussione anche la presunta incidenza dannosa sulla dieta degli italiani. “Questi prodotti sono già penalizzati dall’aliquota Iva del 21% cui sono soggetti, a differenza della maggior parte dei prodotti alimentari. La media Ue sulle bevande analcoliche è del 16,5%, la tassa avrebbe inoltre ricadute pesanti sull’occupazione, con riduzione significativa dei posti di lavoro, presso le aziende produttrici e lungo l’intera filiera” concludono i produttori.
Durissimo invece il commento del Codacons che addirittura definisce la tassa “ipocrita” e secondo il presidente Carlo Rienzi è solo l’ennesimo pretesto per mettere le mani nelle tasche dei cittadini: “Se davvero il ministro ci tiene a diffondere uno stile di vita sano e una corretta alimentazione, dovrebbe aumentare l’informazione specie attraverso campagne dirette ai giovani. Non si capisce poi perche’ tassare solo le bibite gassate lasciando fuori altri prodotti alimentari che fanno altrettanto male alla salute, come merendine o patatine fritte“.
Le obiezioni appaiono dunque sensate: da una tassa su tutti i cibi classificati come “spazzatura” si è ristretto il campo ad una categoria che forse rappresenta il meno peggio. Ancora una volta, come nel caso della tassa sugli Sms (subito cestinata) c’è da chiedersi come mai e quale lobby riesca ogni volta ad imporsi sulla politica.