La Grecia vive con grande apprensione, insieme a tutta l’Europa, questi giorni del dopo voto. Le elezioni di domenica, infatti, non hanno decretato alcun vincitore per la prima volta nella storia della repubblica dalla caduta del regime dei Colonnelli. Ma quel che è più grave è che non esiste nemmeno una maggioranza potenziale, visto che i due partiti storici e che si sono impegnati nelle politiche di austerità, ossia i conservatori di Nuova Democrazia e i socialisti del Pasok, non hanno la maggioranza dei seggi, quando nell’ottobre del 2009 presero intorno all’80% dei consensi.
Il partito di Antonis Samaras conta solo 108 seggi su 300, pur godendo di un premio di maggioranza di circa 50 seggi, mentre i socialisti ne hanno 41. In totale, i partiti pro-euro e favorevoli all’attuazione del Memorandum (le misure imposte dalla UE) contano 149 seggi, insufficienti per formare una maggioranza.
Non è un caso che Samaras abbia gettato la spugna il lunedì sera, dopo solo un paio di ore dall’ottenimento dell’incarico di formare un governo, da parte del capo dello stato, Carolos Papoulias. L’incarico è ora nelle mani di Alex Tsipras, 37 anni, leader di Syriza, la formazione progressista e della sinistra radicale, che con il suo 16,7% ha scavalcato il Pasok e si è attestata al secondo posto. E’ la prima volta da 55 anni che un esponente della sinistra radicale in Grecia ottiene l’incarico di formare un governo e il giovane politico ha ora tutta l’intenzione di avvalersi dei tre giorni concessi dalla Costituzione per verificare la sussistenza di una maggioranza potenziale. Tuttavia, per come sono iniziate le cose, non pare che egli arriverà a mettere in piedi un governo, preferendo avvantaggiarsi di questo momento inatteso di riflettori puntati sulla sua persona, per farsi pubblicità, in vista di nuove elezioni, che potrebbero giungere tra un mese.
Infatti, qualora anche Tsipras fosse costretto a gettare la spugna, l’incarico sarebbe affidato al leader socialista Evangelos Venizelos, il quale non avrebbe maggiore fortuna dei suoi predecessori. Mancano i numeri, a meno che non riesca a convincere i conservatori di Grecia Indipendente, espulsi dal partito di Samaras a febbraio, quando non vollero approvare le nuove misure di austerità. Il loro leader Kammenos, due giorni fa, si è persino rifiutato di incontrare Samaras, per cui non è detto che non trovi un accordo con Evangelos, anche se pare difficilissimo. Grecia Indipendente, infatti, chiede una riscrittura del Memorandum, per quanto sia favorevole a restare nella UE e nell’Eurozona.
Intanto, Tsipras ha affermato che il Memorandum dovrà essere stralciato e che dovranno essere eliminate tutte le leggi contrarie ai lavoratori e approvate dal governo socialista di George Papandreou e del tecnico Lucas Papademos. Parole, che confermano la volontà del premier incaricato di fare solo un pò di propaganda, senza puntare effettivamente a guidare un governo.
I comunisti del KKE non si sono detti disponibili ad appoggiarlo, in quanto sono contrari alla stessa permanenza della Grecia nella UE e nell’Eurozona. Ad ogni modo, un governo delle sinistre non avrebbe lo stesso la maggioranza, potendo contare solo su 97 seggi, lontanissimi dai 151 necessari. Lo stesso Samaras, che pure si era detto disponibile a un appoggio esterno, ha rifiutato l’appello polemico e provocatorio di Tsipras, che chiedeva a lui e a Venizelos di ritirare la firma dal Memorandum.
Siamo ancora in campagna elettorale, è evidente. Questo ha fatto crollare ieri la borsa di Atene, che ha toccato il minimo dal 1992, dopo avere perso il 60% del suo valore negli ultimi due anni.
E che ormai non ci sia fiducia sulla possibilità di formare un governo lo confermano anche le mosse dei partiti politici, ad iniziare dalla stessa Syriza, che sta cercando un accordo con i Verdi, i quali pur non essendo entrati in Parlamento, a causa dello sbarramento del 3%, hanno raccolto un non indifferente 2%, che se sommato ai voti dell’ultra-sinistra porterebbe il partito di Tsipras al 19% circa, ossia al primo posto.
Allo stesso modo, anche Nuova Democrazia cerca di rinsaldarsi con gli espulsi (da lui!) di Grecia Indipendente, un partito che ha ottenuto quasi l’11% dei consensi, che potrebbero portare a un 30% complessivo di consensi.
Insomma, a destra e a sinistra si punta a rafforzarsi intorno a partiti più solidi, perché un pò tutti temono che al prossimo giro ci sarà una frammentazione ancora maggiore e l’avanzata delle ali estreme. Alba Dorata con il suo 7% è sintomatico di quanto potrà accadere, senza escludere la forte avanzata degli stalinisti della KKE, che hanno racimolato quasi il 9%.
I partiti anti-europeisti hanno raccolto complessivamente il 66% dei voti, per cui è nei fatti l’impossibilità di formare un governo vicino alle istanze di Bruxelles. E la prospettiva non è certo di un rafforzamento delle formazioni favorevoli all’austerity. I socialisti, a sinistra, rischiano la scomparsa e la stessa Nuova Democrazia potrebbe essere ulteriormente decimata dall’avanzata dei “ribelli” di Grecia Indipendente. La Grecia è nel caos più assoluto e gli appelli del governatore della BCE, Mario Draghi, a rispettare gli impegni assunti sono alquanto lontanissimi dalla realtà.