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Caos voto Sicilia, Orlando scende dal 47% al 30%

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Giuseppe Timpone

E’ caos in Sicilia, dove ieri e domenica molti comuni anche di grosse dimensioni sono andati al voto. Tra questi c’era Palermo, dove si rinnovavano consiglio comunale e carica di sindaco. E si è trattata di una delle quattro città per le quali le reti televisive nazionali hanno mandato in onda gli exit-poll, sin dal primo pomeriggio, trattandosi della seconda città più grande al voto, dopo Genova. E in serata, chi ha seguito le infinite dirette di Rai1, Rai3 e La7 è andato a letto, pensando che il candidato dell’Idv a Palermo, Leoluca Orlando, avesse stravinto il primo turno con un abbondante 47%, che lasciava sperare persino il raggiungimento del quorum del 50% + 1 voto, necessario per vincere senza bisogno di andare al ballottaggio.

Invece, nelle ultime ore è scoppiato un vero caso politico-contabile sull’isola, anche se il senso di quanto detto ieri, a proposito del tonfo dei partiti tradizionali nel capoluogo siciliano non dovrebbe mutare nella sostanza.

E’ successo, infatti, che all’inizio di quest’anno, la Regione ha approvato una nuova legge elettorale, che oltre a introdurre lo sbarramento del 5% per entrare nei consigli comunali e provinciali, ha anche stabilito una doppia scheda: una per eleggere il consigliere comunale e votare la lista, un’altra per eleggere il sindaco. Pertanto, la Sicilia ieri è stata l’unica regione in cui il voto al candidato sindaco è stato autonomo da quello delle liste che lo sostengono, una cosa non di poco conto, ma che potrebbe innescare ovunque sull’isola un terremoto politico, perché elimina quello che gli addetti ai lavori chiamano “effetto trascinamento”. In sostanza, capita spesso che un candidato a sindaco o alla presidenza di una provincia o regione non abbia molto appeal tra gli elettori, ma grazie alle liste forti che lo sostengono, riesce persino a spuntarla sugli avversari più temibili. Ciò è dovuto al fatto che generalmente si tende per pigrizia o anche per ignoranza e paura di sbagliare a dare il voto automaticamente al sindaco della lista votata, anche senza porre una croce sul nome.

Già ieri, ad esempio, questo terremoto lo si intravedeva nello scarto enorme tra voti delle coalizioni e quelli ai candidati di queste. Orlando veniva accreditato di un 45-47% dei consensi, contro un contenuto 17-18% dei partiti che lo sostenevano. Al contrario, il PDL e l’UDC godevano di un discreto 25-27%, contro un 13% scarso per il loro candidato.

Ma è accaduto che quando all’assessorato alle Autonomie Locali sono arrivati i conteggi dei voti, questi abbia chiesto ai presidenti di seggio di provvedere al riconteggio, perché il primo calcolo è stato effettuato sulla base di una interpretazione errata. Infatti, molti scrutatori avevano calcolato tra i voti per il candidato anche quelli assegnati alle liste che lo sostenevano. Al contrario, l’assessorato ha provveduto a chiarire che le percentuali per il sindaco devono essere calcolate sulla base del voto espresso solo sulla seconda scheda e sul nome del candidato, in rapporto alle preferenze valide, nulle escluse, ma comprese le schede bianche.

Un vero caos, che secondo i primi conteggi porterebbe il candidato dell’Idv Leoluca Orlando dal 47% al 30-35%, mentre il suo avversario per il ballottaggio, Fabrizio Ferrandelli, passerebbe dal 17% circa al 7-10%. Non si hanno, invece, dati nuovi sugli altri candidati, anche se le indiscrezioni porterebbero a ritenere che dovrebbero ottenere con i nuovi calcoli cifre più basse dei due candidati finora ritenuti sicuri al ballottaggio.

Ma i conti non tornano. Se la somma deve fare 100 e Orlando e Ferrandelli avrebbero poco più o poco meno del 40% insieme, il restante 60% dove si trova? Quanto ha preso effettivamente il candidato PDL-UDC, Massimo Costa, o quello di Beppe Grillo, le cui percentuali erano ieri appaiate a quelle del Ferrandelli?

Orlando non si agita più di tanto, dichiarandosi fiducioso. Oltre tutto, spiega, i rapporti di forza tra i numeri del primo e del secondo arrivato non sono mutati, semmai cambiano i livelli di partenza.

Di certo, però, una cosa è che Orlando si fosse imposto al primo turno con quasi la metà dei voti, un’altra è che si aggiri su un terzo. Lo scenario cambia, anche perché la vittoria del già tre volte sindaco palermitano ora è tutt’altro che scontata, per quanto egli parta da super-favorito.

Resta lo stupore per l’assenza di informazioni tempestive in favore degli addetti allo scrutinio, che avrebbe evitato l’imbarazzo di un caos nel capoluogo, oltre che a scene di vittoria perduta, com’è accaduto a Misterbianco, grosso comune limitrofo a quello di Catania, dove il candidato del PD è andato a letto ieri notte, convinto che avesse già vinto al primo turno con il 56% dei voti, mentre si è svegliato amaramente, scoprendo che lo aspetta il ballottaggio, avendo ottenuto non oltre il 42% e dovendosela, pertanto, vedere con il 24% circa ottenuto dal rivale della coalizione PDL-Mpa.

Lo stesso è accaduto anche in altri comuni, come Sciacca ed Erice. Per il resto, il tracollo del PDL rimane confermato. Almeno su questo i giornalisti hanno evitato di scrivere su dati falsi.

 

 

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Giuseppe Timpone