Non è proprio stata una serena domenica di maggio per il cancelliere tedesco Angela Merkel. Nel giro di poche ore, sono giunte per la prima Frau tedesca le brutte notizie da Parigi, dove l’alleato succube dei tedeschi, Nicolas Sarkozy, è stato sconfitto dal socialista e anti-Merkel, François Hollande. Ma anche dall’interno della stessa Germania avanza lo spettro di una sconfitta. Ieri, infatti, 2,2 milioni di tedeschi sono stati chiamati al voto anticipato nel Land più settentrionale dello stato, quello confinante con la Danimarca. Si tratta dello Schleswig-Holstein, dove la maggioranza uscente era formata dalla CDU del cancelliere e dai liberali della FDP.
Quando sono stati proiettati i primi exit-poll, la sensazione è che la Merkel abbia ottenuto la solita vittoria a metà, che sembra esserle ormai quale scenario più congeniale da almeno due anni e mezzo, da quando, cioè, vinse le elezioni federali del settembre 2009.
La CDU è scesa al 30,6%, perdendo un punto dal 31,5% del 2009. Gli alleati liberali sono riusciti nell’impresa di rimanere al Parlamento regionale, superando ampiamente la soglia del 5%, ma scendendo dal precedente 14,9% al magro 8,3%. Bene, invece, hanno fatto i socialdemocratici della SPD, schizzati dal 25,4% al 29,9%, anche se non riescono ad imporsi come primo partito. Molto bene i Verdi, che raggiungono il massimo storico del 13,6%. Male i post-comunisti della Linke, che scendono dal 6% al 2,5% e non entrano così in Parlamento, mentre si registra l’exploit dei Piraten, che salgono a uno strabiliante risultato dell’8,3%. Con questi numeri, il centro-destra non ha più la maggioranza per mantenere il controllo autonomo del governo locale, ma allo stesso tempo non ce l’hanno nemmeno le opposizioni, ossia la coalizione SPD-Verdi.
E allora, ancora una volta, l’esito più probabile potrebbe essere quello di una Grosse Koalition, che sembra essere la maledizione a cui sono destinati i socialdemocratici, costretti a dare il proprio assenso determinante a governi guidati in genere dagli avversari della CDU.
I numeri dicono che la CDU e l’SPD avrebbero 22 seggi ciascuno, i Verdi 10, la FDP 6, 6 pure i Pirati e 3 alla Ssw.
Ma quanto accaduto ieri nello Schleswig-Holstein è anche sintomatico di quello che potrebbe verificarsi nel ben più importante Land del NordRhein-Westfalen, lo stato più popoloso della Germania, con quasi 18 milioni di abitanti.
Qui si vota domenica prossima e si esce da una maggioranza fallimentare di sinistra, formata da SPD e Verdi, che non è riuscita a mettersi d’accordo sull’approvazione del bilancio.
Anche in questo caso, si guarda molto a quanto potrebbe accadere qui, con un occhio allo scenario nazionale. Ci si attende un risultato scarso per i socialdemocratici, mentre i conservatori della Merkel potrebbero imporsi come primo partito e tentare la carta dell’alleanza con i Verdi, che stanno ottenendo esiti molto buoni un pò ovunque.
La strana accoppiata CDU-Verdi sarebbe il tentativo del cancelliere di sperimentare un’alternativa all’esito molto probabile delle elezioni federali che si terranno nel settembre 2013. I conservatori sono stabili da mesi al 35-36%, mentre gli alleati liberali avrebbero anche difficoltà ad entrare in Parlamento e comunque nemmeno un miracolo potrebbe riportarli a quel 14% pieno di due anni e mezzo fa.
Per questo, escludendo un’alleanza con i Pirati, movimento libertario e protestatario trasversale, ma considerato inesperto per costruire una maggioranza di governo, la Merkel potrebbe puntare a continuare a guidare la cancelleria, ma con una coalizione inedita, in grado di scalzare l’incubo di una coabitazione con la sinistra socialdemocratica, come è avvenuto tra il 2005 e il 2009.
Ma i problemi per il cancelliere saranno, anzitutto, sul piano europeo. La sconfitta di Sarkozy, la Grecia nel caos, la perdita dell’alleato olandese, dopo le dimissioni del premier Mark Rutte, le rimostranze spagnole del premier Rajoy, la stessa politica vacillante italiana (a proposito, oggi vedremo come sono finite le amministrative) sono tutti elementi che suggeriscono la perdita di leadership dei tedeschi, i quali dovranno d’ora in avanti concordare punto per punto dei loro diktat.
Certo, alla politica del solo rigore di Berlino non sembra esistere una contro-proposta concreta, che non scada nell’italica “chiusura di un occhio”. Tuttavia, da oggi gli esiti congiunti di questi appuntamenti elettorali dovrebbero porre un maggiore accento sulla crescita e allargare il campo visivo, che finora ha puntato solo sui conti ordinati.
Tuttavia, sul piano interno, anche il voto nella Westfalia dovrebbe sancire l’assenza di una leadership alternativa a quella della Merkel, specie perché il cancelliere sembra ben dominare il suo partito. Non si possono escludere, invece, frizioni crescenti con gli alleati al Bundestag, per via dei risultati disastrosi che questi raccolgono dal 2009, che mettono a repentaglio la loro stessa esistenza politica.
Nelle ultime settimane si è persino giunti a prevedere che il cancelliere sia tentato dalla carta delle elezioni anticipate, anche se non sembra una prospettiva probabile. Non dimentichiamo che la Germania non solo è un Paese stabile politicamente, ma che sta vivendo in questi ultimi tempi la fase economica migliore dalla sua riunificazione, rafforzata proprio dai venti di crisi negli altri stati dell’Eurozona.