In Italia la crisi finanziaria ed economica sulle spalle delle famiglie italiane picchia veramente duro, al punto che oramai si sta stringendo la cinghia da diversi mesi a questa parte anche per i generi alimentari. E chiaramente per le spese non obbligate le famiglie quando possono rinviano gli acquisti, dalle auto ai divertimenti e passando per l’abbigliamento. Non a caso, proprio per il comparto dell’abbigliamento, un’ultimissima indagine della Fismo-Confesercenti rivela come in Italia per oltre sette negozi su dieci la situazione sia critica. Questo perché neanche i saldi dello scorso mese di gennaio del 2012 hanno tirato verso l’alto il fatturato degli esercenti di abbigliamento a fronte di previsioni per l’intero anno che sono tutt’altro che rosee.
Questo perché dall’indagine Fismo-Confesercenti è emerso che solamente il 3% dei negozi di abbigliamento prevede, o per meglio dire azzarda, un miglioramento dei propri affari. Il tutto nonostante gli esercenti le stiano provando tutte per contrastare la caduta dei redditi delle famiglie attraverso l’intensificazione delle promozioni unitamente agli sconti corposi mediamente applicati nell’ultima stagione di saldi invernali.
Gli esercenti del settore di conseguenza, da un lato bocciano le misure per le liberalizzazioni del Governo Monti, e dall’altro chiedono meno tasse, un accesso al credito più agevole, ma anche la riduzione del costo del lavoro e misure che permettano alle famiglie di avere più soldi in tasca per i consumi. D’altronde gli ultimi dati Istat parlano chiaro in merito alla caduta dei livelli occupazionali, all’inflazione sempre sopra la soglia del 3%, ed alle vendite al dettaglio sempre e rigorosamente ferme al palo.