Lo Stato si è avvalso di oltre 139 mila consulenze esterne nel corso del 2011, spendendo 689 milioni di euro. In molte sedi istituzionali d’Italia, in primis nei ministeri di Roma, spesso la politica si avvale di consulenze esterne, pagandole con i soldi dei contribuenti. Rispetto all’anno precedente i compensi liquidati sono diminuiti del 4,5% e gli incarichi dell’8,5%, ma non è ancora abbastanza. I dati sono ancora provvisori, entro il 30 giugno i ministeri e le amministrazioni sono tenuti a inviare le liste complete delle consulenze richieste nel 2011.
Il ministro Filippo Patroni Griffi ha dichiarato: “il ricorso alle professionalità esterne continua ad essere eccessivo e forse in certi casi anche di dubbia utilità“. Patroni Griffi ha annunciato che, per l’anno in corso, il governo si è prefissato di far diminuire le consulenze del 20%.
Secondo l’indagine lo scorso anno sono stati spesi per le consulenze oltre 440 milioni di euro solo nel Nord Italia, con un calo del 2,2% rispetto al 2010. Nella sola regione Lombardia sono stati spesi 156 milioni di euro, un aumento delle spese del 13,9% rispetto all’anno precedente. Benissimo, invece, la Val d’Aosta, che ha dimezzato le spese per le consulenze. Bene anche Liguria e Piemonte, che hanno rispettivamente ridotto la spesa del 16 e 17% rispetto al 2010.
Nel Centro Italia le spese totali per le consulenze sono state pari a 134 milioni di euro, in aumento dello 0,22% rispetto all’anno precedente. In Umbria le uscite sono aumentate del 29,5% rispetto al 2010, record negativo fra tutte le regioni d’Italia.
A tagliare più di tutti sono state le regioni del Sud, che hanno diminuito la spesa per le consulenze del 17,8%, spendendo in totale 69 milioni di euro. La regione più virtuosa nella sforbiciata alle spese per le consulenze esterne è stata la Calabria, che le ha dimezzate rispetto ai dati del 2010.