La Procura di Roma ha chiesto l’arresto per il senatore Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita e poi parlamentare del Partito Democratico. Il gip Simonetta D’Alessandro ha anche disposto gli arresti domiciliari per la moglie di Lusi, Giovanna Petricone, e altri due commercialisti. L’atto è stato eseguito dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Le indagini sono state coordinate dal pm aggiunto Alberto Caperna e dal pm Stefano Pesci. L’arresto è stato chiesto per i reati di associazione a delinquere e appropriazione indebita. L’uomo, ex braccio destro di Francesco Rutelli, è accusato di avere sottratto 25 milioni di euro dai conti della Margherita, il partito guidato da Rutelli fino al suo scioglimento nel 2007.
Stando alle ricostruzioni delle inchieste giudiziarie, Lusi si sarebbe negli anni impossessato delle ingenti somme di denaro dalla contabilità del partito, sottraendo denaro del finanziamento pubblico e spostandoli in piccole somme, ma frequenti, accreditate con ben novanta bonifici in Canada, che poi sarebbero stati versati sui conti di due società, riconducibili all’ex tesoriere, quale unico proprietario.
Nessuno si sarebbe mai accorto nulla nel partito, perché le spese sarebbero state gonfiate e i conti truccati. E il fiume di denaro sottratto, nei fatti, alla collettività, trattandosi di finanziamento pubblico al partito, è poi rientrato in Italia, avvalendosi dello scudo fiscale. Lusi ha 51 anni ed è un avvocato penalista. E’ stato dirigente nazionale dell’Agesci, l’associazione degli scout italiani, mentre nel 1994 è diventato consulente del Comune di Roma, all’epoca in cui era diventato sindaco Francesco Rutelli, con il quale condividerà una lunga esperienza politica fino al 2009, anno in cui l’ex sindaco capitolino lascia il PD per fondare l’Api, mentre Lusi resta nel PD, partito dal quale sarà espulso poche settimane fa, in seguito allo scoppio dello scandalo sui finanziamenti distratti.
Il legale di Lusi si dice sconcertato per la decisione del gip, che a suo dire sarebbe inconcepibile, visto che il suo assistito avrebbe mostrato un’ampia collaborazione nelle indagini, arrivando a una piena confessione. Secondo il legale, dunque, non ci sarebbero gli estremi per una richiesta così assurda.
E Titta Madia, difensore di Dl, ossia della Margherita, ha commentato, sostenendo che nelle carte della Procura sarebbe stato ribadito il carattere lesivo ai danni del partito dei comportamenti di Lusi.
Sta di fatto che nel bel mezzo di una crisi politica gravissima, con il crollo di credibilità di tutte le istituzioni tra i cittadini, il Senato sarà chiamato ad esprimersi sugli arresti. Aldilà degli aspetti puramente formali e procedurali, non vi è dubbio che la vicenda sarà caratterizzata dal sentimento anti-politico molto diffuso nell’opinione pubblica, specie perché riguarda il finanziamento pubblico ai partiti, strumento odiatissimo e molto impopolare tra gli italiani.
Per ragioni in parte molto simili, Lusi rischia di fare la fine di Alfonso Papa, il deputato del PDL, che lo scorso mese di ottobre è stato oggetto di una decisione simile alla Camera, clamorosamente accolta a maggioranza.
Sarà, ad esempio, interessante verificare come voteranno i suoi ex colleghi di partito, dato che già in sede di votazione per l’arresto dell’ex PD, Alberto Tedesco, avvenuta lo stesso giorno di Papa, il partito di Bersani è stato accusato di ipocrisia, visto che a scrutinio segreto non si raggiunse la maggioranza per accogliere la richiesta della Procura di Bari, forse proprio per il no determinante della sinistra.
E’ una tegola non indifferente per la sinistra, perché più volte Lusi avrebbe ribadito che se parlasse, crollerebbe tutto il centro-sinistra. Dichiarazioni che non hanno ancora trovato alcun riscontro, ma sembra improbabile che tutto questo giro di denaro (non parliamo di spiccioli) sia avvenuto in perfetta solitudine.
C’è da scommettere che la richiesta di arresto per Lusi (che annuncia ricorso contro l’atto “abnorme”) rendere ancora più incandescente il clima anti-politico che si respira nel Paese. Immaginiamo cosa dovesse succedere, qualora l’ex tesoriere venisse salvato dal Senato!
D’altronde, se dai conti risulterà che almeno parte del PD avrà votato contro gli arresti, si evidenzierà l’ennesima ipocrisia di un partito feroce con gli avversari, ma molto tenero con sé stesso. L’espulsione non avrebbe avuto senso, mentre tornerebbero alla mente i tanti episodi di ruberie a sinistra, mai condannati con atti ufficiali dal partito.
Ricordiamo che in Lombardia, il consigliere regionale Filippo Penati, ex presidente della provincia di Milano, ex DS e oggi PD, siede agli scranni della regione senza alcuna richiesta mai pervenuta dai vertici romani del partito, affinché lasci. Il molto più strapazzato Trota, malgrado tutto, si è dimesso e ha dato una lezione di dignità (inaspettata, ma è pur sempre così!) ai tanti parrucconi della sinistra da salotto, iper-critici, quando a rubare sono gli altri.
La sinistra dia almeno una volta dimostrazione di coerenza e applichi quella severità morale che predica benissimo nelle piazze, votando in favore dell’arresto di chi ha ammesso di avere rubato ai danni di un partito, prendendo i soldi della collettività. Prima di morire nella melma, la Seconda Repubblica dia un minimo segnale di sussulto apparente di dignità politica.