La liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali sta generando ulteriori difficoltà ai piccoli negozi con conseguenti rischi di chiusura dei battenti. Ad affermarlo è stata la Confesercenti nel sottolineare come l’effetto della liberalizzazione degli orari sia depressivo e non tale da portare ad una crescita dei consumi e, quindi, del prodotto interno lordo nazionale. Questo anche analizzando gli ultimissimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica sul commercio al dettaglio. In particolare, l’Associazione degli esercenti rileva come la liberalizzazione delle aperture domenicali stia trasferendo quote di mercato dalla distribuzione tradizionale alla GDO, ovverosia alla Grande Distribuzione Organizzata.
E se i piccoli negozi di alimentari cercano di mantenere i livelli delle vendite, per il settore no-food le difficoltà sono decisamente più accentuate. Con la conseguenza che, sinora nel 2012, oltre 3.500 piccole imprese ogni mese chiudono. La crisi economica, sottolinea la Confesercenti, costringe infatti le famiglie a tagliare gli acquisti di mobili ed abbigliamento fino ad arrivare addirittura a privarsi dell’acquisto di giornali e di libri, con la conseguenza che anche il comparto editoriale in Italia non si può dire che navighi nell’oro.
D’altronde nei primi tre mesi del 2012, solo nel settore del commercio al dettaglio, c’è stato un saldo negativo tra imprese iscritte alle Camere di Commercio, ed imprese cessate, pari a ben 10.636 unità frutto di 11.884 nuove aperture e ben 22.520 chiusure. Di conseguenza la Confesercenti è molto preoccupata in merito all’aumento dell’Iva programmato per il prossimo mese di ottobre 2012, in quanto per i consumi, per le attività commerciali e per l’occupazione tutto ciò rischia di essere fortemente penalizzante.