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Inaugurato il 60° Trento Film Festival

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Selene Virdò

Sorto nel 1952, grazie all’idea di Amedeo Costa di Rovereto, imprenditore e a quel tempo vice presidente generale del CAI (Club Alpino Italiano), il 60° Trento Film Festival è considerato la più antica manifestazione di cinema di montagna. L’edizione di quest’anno, che è iniziata il 26 aprile per poi concludersi il 6 maggio, è caratterizzata da molteplici sezioni, come quella principale denominata “Concorso Internazionale“, che presenta al suo attivo ben 26 opere suddivise tra documentari d’autore e cortometraggi, a loro volta accompagnati da una notevole quantità di lungometraggi, appartenenti ad altre interessanti categorie.

Infatti, a seguire abbiamo “Terre Alte“, che punta l’attenzione sull’aspetto sociale e culturale di storie, luoghi e persone, dove gli ingredienti fondamentali sono i paesaggi montani ed estremi (12 film), “Alp&Ism“, con filmati dedicati soprattutto agli appassionati degli sport di montagna, alle ultime novità sulle imprese in parete e alla storia dell’alpinismo (22 film), “Orizzonti vicini“, dedicata ad autori, produzioni e storie del Trentino-Alto Adige (10 film) e “NaturaDoc“, selezione di film a tema naturalistico e scientifico, presentata presso il Museo delle Scienze di Trento (4 film).

Inoltre, rimangono ancora “Proiezioni speciali” con 15 film, “Destinazione… Russia” con 10 film, “Eventi” con 11 film ed “Eurorama“, curata dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, riferimento per il cinema etnografico (11 film). Oltre a tutto ciò, ci saranno anche gli incontri alpinistici con Adam Ondra, famoso per l’arrampicata in falesia, Hervé Barmasse, guida alpina del Cervino dal 2000 e istruttore nazionale delle guide alpine dal 2007,  Steve House e il celebre alpinista ed esploratore Reinhold Messner, e la tavola rotonda dedicata ai 60 anni del Soccorso Alpino in Trentino.

Le pellicole più rappresentative del festival sono “Cold” di Anson Fogel, con la partecipazione di Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards, impegnati nella salita alla vetta del Gasherbrum II a 8.035 metri di quota, attraverso il paesaggio innevato del Karakorum pakistano, “Die Huberbuam 3D” di Jens Monath, con la partecipazione dei fratelli Thomas e Alexander Huber, desiderosi di scalare la vetta del loro destino e “Vivan Las Antipodas!” del pluripremiato documentarista russo Victor Kossakovsky, che si interroga su quale sia il percorso più breve tra Entre Ríos in Argentina e la metropoli cinese di Shanghai.

Continuando l’avventuroso viaggio tra le straordinarie meraviglie della natura, è la volta di “Non così lontano” di Hervé Barmasse, sull’inconsueta scalata alle tre montagne valdostane più note, il Monte Bianco, il Monte Rosa e il Cervino, “L’enfant d’en haut (Sister)” di Ursula Meier, che narra la storia del dodicenne Simon, ladro provetto di attrezzature sciistiche, e della sorella disoccupata Louise, “Romancing in thin air” del maestro degli action movie orientali Johnnie To, una commedia romantica ambientata tra le nevi dello Yunnan cinese, e fuori concorso “We need happiness” di Alexandre Sokurov e Alexei Jankowski, documentario incentrato sull’incontro tra un misterioso viaggiatore e una donna russa, girato sulle montagne del Kurdistan iracheno.

Infine, le Genziane d’Oro e d’Argento del 60° Trento Film Festival, premi simbolo della kermesse, saranno assegnate da una giuria composta dal russo Victor Boyarsky (esploratore, membro della Russian Geographical Society e della National Geographic Society americana), lo svizzero Mario Casella (giornalista, documentarista e guida alpina), la nepalese Ramyata Limbu (direttrice del Kathmandu International Mountain Film Festival), la polacca Eliza Kubarska (alpinista e regista, premiata a Trento nel 2011 con What Happened on Pam Island) e l’inglese Hugh Purcell (produttore televisivo, insegnante di cinema, scrittore).

 

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Selene Virdò