Germania, Angela Merkel tentata dal voto anticipato

La geografia politica dei governi europei è davvero molto mutevole in questi mesi. Mentre si attendono i dati sulle elezioni presidenziali francesi e nello stesso giorno si vota anche in Grecia, ponendo fine alla breve esperienza del governo tecnico, anche il cuore dell’Europa politica e monetaria, la Germania, potrebbe subire uno scossone da qui ai prossimi mesi. In ballo, ci sono due Laender, chiamati al voto il 6 e il 13 maggio. Nel primo caso parliamo della regione più settentrionale della Germania, lo Schleswig-Holstein, che dovrà rinnovare in anticipo il suo Parlamento, nello stesso giorno in cui l’attenzione pubblica internazionale sarà rivolta a Parigi ed Atene. Per questo, molto probabilmente non sentiremo granché parlare di questo esito, mentre qualcosa dovremmo sentire sul Nordrhein-Westfalen, la più popolosa regione tedesca, con quasi 18 milioni di abitanti. E si tratta anche di un Land molto industrializzato.

In quest’ultimo caso, basti pensare che il tracollo dei socialdemocratici della SPD nel maggio del 2005 portò alle dimissioni del cancelliere Gehrard Schroeder, essendo la regione considerata una roccaforte della sinistra. Tra due settimane si vedrà chi delle due coalizioni potrebbe spuntarla e anche in questo caso l’esito potrebbe portare a un terremoto a Berlino.

Uscito da una esperienza fallimentare di alleanza tra SPD e Verdi, il Nordrhein-Westfalen, con il bilancio regionale bocciato dalla stessa maggioranza, si guarda con interesse al risultato non solo dei grossi partiti, ma anche delle formazioni minori. Se i liberali della FDP, alleati al Bundestag della CDU-CSU di Angela Merkel, dovessero imbattersi in una ennesima batosta, allora il cancelliere tedesco potrebbe essere pronta ad andare al voto anticipato già questo settembre, mettendo fine all’alleanza e cercando nuovi approdi. Non è un mistero che il test riguardi soprattutto i Verdi, potenziali inediti partner di governo della Merkel a Berlino.

Il movimento ecologista si trova in una fase calante di consenso, dopo il boom registrato dal caso Fukushima fino a poche settimane fa. Dopo un’impennata dei consensi fino al 23%, i Verdi si attesterebbero oggi, secondo l’istituto Forsa, al 12%, un buon esito per un partito di piccole dimensioni.

Come noto, i liberali alle politiche del 2009 ebbero uno strabiliante 14%, ma da allora il diluvio. Non sono riusciti a superare la barriera del 5% in ciascuno dei Laender chiamati al voto negli ultimi 2 anni e mezzo e nelle grosse realtà comunali, accreditati sotto la soglia minima anche su base nazionale.

Qualche speranza la assegna loro Forsa, che nell’ultima rilevazione li vede balzare al 5% su base nazionale, ossia il livello minimo necessario per non restare fuori dal Bundestag. La CDU-CSU sarebbe costante al 35%, mentre calano di un punto al 24% i socialdemocratici. Impennata, invece, dei Piraten, il movimento protestatario e libertario, che sarebbe schizzato al 13% dei consensi e sarebbe alla base del brusco calo negli ultimi mesi dei Verdi. Stabili al 7% i post-comunisti della Linke.

A conti fatti, il centro-destra (CDU-CSU + FDP) avrebbe il 40%, mentre il centro-sinistra (SPD + Verdi) sarebbe al 36%. Nessuno avrebbe la maggioranza per governare al Bundestag, per cui alla Merkel si prospetterebbe la via di una Grosse Koalition con la SPD, che metterebbe fuori gioco i piccoli partiti, ma da qualche mese il cancelliere vorrebbe sondare la possibilità di gestire un’alleanza con i Verdi, che le consentirebbe di guidare un governo sempre di coalizione, come avviene già oggi, ma con un peso molto più notevole per il suo partito, rispetto al caso di coabitazione con i socialdemocratici.

Per questo, il voto nei due Laender sarà determinante per confermare o sconfessare questi scenari. Qualora i Verdi dovessero ottenere un discreto successo e i liberali un ennesimo tracollo, la Merkel potrebbe pensare alle urne anticipate, per dare vita a un’alleanza inedita e mai sperimentata prima a livello federale.

I liberali lo hanno intuito e si giocano tutto in queste settimane, mentre non mancherebbero resistenze all’interno del mondo conservatore, che non ha mai apprezzato le idee ecologiste e poco compatibili dei Verdi.

Tuttavia, il peso politico e personale della Merkel sarebbe ad oggi incontrastato, visto che gli stessi sondaggi la danno vincente contro ogni possibile sfidante della SPD. Il capogruppo Frank-Walter Steinmeier, da lei già sconfitto nel 2009, sarebbe dato a un misero 18%, mentre il presidente Sigmar Gabriel sarebbe accreditato di un buon 41% di consensi.

Potrebbe esserci anche una diversa lettura nella volontà della Merkel di arrivare in anticipo alle urne. Se tra due domeniche l’Eliseo andrà ai socialisti, il cancelliere rimarrebbe privo di un alleato in Europa sulla gestione della crisi, dopo avere già perso l’Olanda. Il rischio per il governo conservatore sarebbe, quindi, di trovarsi nella situazione imbarazzante di isolamento sul piano europeo, che sminuirebbe il ruolo di leadership della Germania e potrebbe svuotare i consensi per il partito di governo.

D’altronde, la strategia di puntare su Roma come prossimo partner-zerbino non dovrebbe esitare un effetto di entusiasmo tra gli elettori tedeschi, i quali hanno da sempre più di una riserva sui comportamenti spendaccioni delle istituzioni pubbliche italiane.

 

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