Mario Draghi, presidente della Bce, ha invitato l’Europa a sottoscrivere un altro patto economico, stavolta per favorire la crescita. Già nel dicembre scorso Draghi aveva proposto un Compact all’Europarlamento, approvato poi dai governi il 25 marzo. In quell’occasione il patto aveva lo scopo di risanare i bilanci, ma per Draghi adesso è il momento di favorire la crescita economica. Per il presidente l’incertezza del quadro economico è “molto, molto elevata” e perciò “immaginare una strategia di uscita (dalla crisi) è prematuro”.
Nonostante l’uscita del tunnel sia lontana, per Draghi “i governi devono essere più ambiziosi” perché “i cittadini attendono risposte comuni per sfide comuni”. “Sono convinto – continua Draghi – che dobbiamo attivamente elevare le riflessioni sulla visione di lungo termine dell’Europa, così come abbiamo fatto in altri momenti decisivi in passato”. In Europa sono in molti a pensarla come lui: Francois Hollande, candidato alla carica di presidente della Repubblica francese, è impaziente di varare un “growth compact”, dopo l’eccessiva austerità imposta dal “fiscal compact”; anche Angela Merkel si schiera con il presidente della Banca Centrale, chiedendo una serie di riforme che possano stimolare la crescita; infine, anche il presidente dell’Eurogruppo Juncker e il presidente della Commissione Barroso sostengono l’idea di Draghi.
Incassata la fiducia, Draghi ha dichiarato che “se ci si limita al consolidamento fiscale soprattutto aumentando le tasse, l’effetto è certamente recessivo”, percui è necessario “tagliare le spese correnti senza toccare gli investimenti”. Il presidente ha anche difeso l’iniezione di liquidi alle banche effettuata dalla Bce alcuni mesi fa e così tanto contestata in tutta Europa: ha affermato che senza la liquidità della Bce ci sarebbero state “crisi di finanziamento delle banche, crac bancari”, mentre, dopo l’operazione, “abbiamo visto i mercati riaprirsi”.