45 milioni di francesi sono chiamati domani ad esprimersi sul primo turno delle elezioni presidenziali. I seggi si apriranno alle ore 8.00 e chiuderanno in un orario compreso tra le 18.00 e le 20.00. L’ora di chiusura dipende dal seggio. Ad esempio, nelle grandi città si chiude alle ore 20.00. E qui si potrebbe aprire già nella serata di domani un piccolo giallo, se non una vera polemica, perché alcuni media stranieri, in Belgio e Svizzera, non essendo sottoposti alla legge francese, hanno già annunciato che pubblicheranno i primi exit-poll a partire dalle ore 18.30, ossia una mezz’ora dopo la chiusura dei primi seggi. Per reazione, anche il quotidiano della sinistra Libération si è riservato il diritto di fare lo stesso, mentre gli istituti di sondaggi hanno annunciato di pubblicare i risultati alla chiusura definitiva di tutti i seggi.
Ma bazzecole a parte, la sostanza è che su sei case di rilevazione, cinque danno vincente Hollande sin dal primo turno, mentre uno soltanto assegna una situazione di parità tra questi e il presidente uscente Nicolas Sarkozy. Ma sull’esito del ballottaggio non ci sarebbe dubbio: per tutti vincerebbe François Hollande, il candidato socialista.
E se si apre lo sguardo sui 400 sondaggi pubblicati in questa campagna elettorale, il dato per Sarkozy è sconfortante. Malgrado la rimonta, nessuno gli assegna chance di vittoria. Al primo turno, la forbice media del suo rivale è compresa tra il 27,5% e il 30%, mentre Sarkozy sarebbe intorno al 25%. Al secondo turno, tuttavia, il divario sarebbe persino imbarazzante, visto che il socialista otterrebbe fino al 58%, contro un minimo del 42% di Sarkozy. Pertanto, sarà importante la capacità che ciascun candidato mostrerà nel sapere ottenere una quota significativa dei voti ottenuti al primo turno dagli altri candidati. E così, si scopre che l’80% dei consensi che Jean-Luc Mélénchon riscuoterà al primo turno dovrebbero andare a Hollande. D’altronde, si tratta del Fronte della Sinistra ed è stato lo stesso Mélénchon a ribadire che l’obiettivo del suo partito è di sconfiggere Sarkozy e il duo “Merkozy” in Europa.
Discreto l’appeal che Hollande vanterebbe anche nei confronti dei centristi, visto che se ne accaparrerebbe un terzo. Parliamo dei consensi di François Bayrou, vistosamente sotto tono in questa campagna elettorale, contrariamente a quella di 5 anni fa. I sondaggi dicono che dovrebbe ottenere intorno al 10% dei voti.
Spostandoci dal rivale, Sarkozy dovrebbe ottenere il 45% dei voti del primo turno del Fronte Nazionale di Marine Le Pen e un 35% dei voti di Bayrou. A volere analizzare, quindi, bene i dati, il probabile flop del presidente in carica si avrebbe nei fatti per la sua incapacità di raccogliere i consensi della destra radicale, cosa che riuscirebbe a Hollande (non certo per merito suo), il quale si prenderebbe la stragrande maggioranza dei consensi che domani dovrebbero andare alla sinistra di ispirazione comunista e anti-sistema.
I voti del Fronte non sono proprio briciole, visto che gli ultimi sondaggi darebbero Le Pen dal 14% al 17% e molto probabilmente la donna si attesterà al terzo posto, davanti a Mélénchon, che dovrebbe ottenere una media del 13%, sempre stando ai sondaggi della vigilia.
Certo, questi dicono anche che tra 6 e 8 milioni di francesi non sanno ancora chi voteranno domani. Possono sembrare tanti, ma la storia dei sondaggi ci dice che in ogni luogo e in ogni elezioni gli indecisi fino all’ultimo minuto sono sempre una quota rilevante degli elettori. Nel 1997, in Francia erano il 14%, sostanzialmente quelli di oggi.
Potrebbero fare la differenza, forse, leggermente in favore di Sarkozy, visto che in genere tende ad essere sfavorito dall’indecisionismo e dall’astensionismo il candidato uscente, specie se parte in svantaggio.
L’unica speranza per Sarkozy sarebbe, infatti, che domani riuscisse clamorosamente ad imporsi al primo turno. Se accadesse, il tono della campagna elettorale sarebbe molto diverso fino al 6 maggio e molto sarebbe possibile. Non si esclude, ad esempio, che possa offrire la poltrona di primo ministro a François Bayrou, ma questo dipenderebbe dall’esito delle elezioni per l’Assemblea Nazionale. Un colpaccio mediatico, eventualmente, che avrebbe l’obiettivo di attirare gli elettori centristi a sé.
In ogni caso, domani Sarkozy si presenterà come l’unico uomo politico ancora in carica, oltre al cancelliere tedesco Angela Merkel, a non essere stato spazzato via dalla crisi. Altrove, iniziando da Londra, passando per Atene, Roma e Madrid, le crisi finanziaria ed economica ha travolto i governi, mandando a casa i primi ministri Gordon Brown, George Papandreou, Silvio Berlusconi Luis Zapatero.
Nicolas Sarkozy potrebbe essere il quinto della collezione e stavolta l’Europa andrebbe incontro a un vero terremoto politico, dato che Hollande ha già tuonato fortemente contro la BCE, invitandola a diventare una sorta di Fed, ossia di prestatore di ultima istanza. A dire il vero, lo stesso Sarkozy si è impegnato nel chiedere una revisione dei Trattati istitutivi della BCE, perché giudica inaccettabile che presti denaro alle banche all’1% e queste poi lo utilizzino per acquistare titoli di stato con rendimenti fino al 6%, come è accaduto in Spagna.
Di certo, la Germania di Angela Merkel rischia di perdere l’unico prezioso alleato tra i big.