Francia, astenuti e indecisi determinanti per domenica

Mancano cinque giorni al primo turno delle elezioni presidenziali francesi e ad oggi la certezza è che non si sa chi vincerà questa prima tappa elettorale, sebbene pare che il candidato socialista François Hollande sia favorito al ballottaggio. Nove istituti di sondaggi ogni giorno comunicano ai francesi tutto e il contrario di tutto. Sarkozy in vantaggio, ma subito dopo torna in testa Hollande, a conferma della estrema confusione che regna almeno attorno al primo turno di domenica prossima. Ma proprio per questo, l’esito del 22 aprile è atteso anche all’estero con maggiore apprensione, anche perché quello di Parigi è un test per verificare se nei grandi stati europei soffia il vero dell’anti-politica o dell’anti-sistema.

La Francia non è l’Italia, ma anche qui ci sono formazioni chiaramente contrarie all’assetto di potere della Quinta Repubblica. Sono, anzitutto, la destra del Fronte Nazionale di Marine Le Pen e il Fronte della Sinistra di Jean-Luc Mélénchon.

Un’altra certezza di questo appuntamento elettorale è che quale sarà il risultato finale, la campagna di Hollande è stata un flop. Non ha entusiasmato nessuno, sebbene ad ottobre sia iniziata con i pronostici tutti fortemente favorevoli a lui. La base non è stata scaldata e il rischio per i francesi è di trovarsi all’Eliseo un passacarte. Gli stessi quotidiani della gauche evitano persino di dedicargli le copertine per le sue interviste, in cui parla di tutto e non lascia il segno. Da questo punto di vista, il trend del suo avversario diretto è stato certamente più incoraggiante.

Partito molto sfavorito nei sondaggi e circondato da una forte sfiducia dei suoi stessi elettori, che gli avrebbero preferito l’ex premier e attuale ministro degli esteri, Alain Juppé, Nicolas Sarkozy si è guadagnato giorno dopo giorno la rimonta nelle intenzioni di voto, puntando su uno slogan semplice e sicuro : “La France forte”. Su questo ha cercato di cavalcare l’elettorato e per questo, almeno nei sondaggi, è stato premiato, tanto da avere forse annullato il divario con il rivale al primo turno.

L’incognita per Sarkò rimane il ballottaggio, dove ancora Hollande ha i favori di tutte le case di sondaggio. Dovrebbe farcela con una percentuale tra il 53 e il 57%, contro un 43-47% di Sarkozy. A pesare sarà, dunque, l’elettorato centrista e il tasso di astensionismo, che pare stavolta potrebbe penalizzare più il centro-destra in carica, sebbene gli analisti lanciano l’allarme in casa socialista.

Perché? Quando nel 2002, l’allora premier Lionel Jospin non arrivò nemmeno al ballottaggio, dovendo cedere il posto a Jean-Marie Le Pen del Fronte Nazionale, parte della colpa del disastro inatteso per la sinistra è stata assegnata proprio all’astensionismo del primo turno. Infatti, ora come allora, il 22 aprile ricade nei giorni della pausa di primavera, scaglionata in tre parti per i lavoratori francesi. Ma proprio la domenica coincide con la partenza di uno scaglione, l’arrivo dalle vacanze di un’altra porzione di villeggianti e il centro delle vacanze per un’altra parte ancora della popolazione.

Ovviamente, in teoria, nulla lascia pensare che i “disertori” delle urne riguarderanno più la sinistra che la destra, ma dato il precedente di dieci anni fa, qualche pensiero in più lo si fa dalle parti di Hollande, timoroso di non essere stato in grado di chiamare a raccolta la base, come, invece, sembra dovrebbe riuscirci molto bene il radicale di sinistra Mélénchon, i cui comizi sono sempre molto colorati e partecipati.

A destra, invece, il pericolo per Sarkozy si chiama Le Pen. Questa volta non è più Jean-Marie, ma la figlia Marine, che impostando una campagna elettorale e prima ancora una piattaforma politica un pò più moderata nelle parole, sta allontanando da sé l’immagine di partito sguaiato ed estremista, corteggiando spudoratamente il ceto elettorato più moderato.

E così, sono essenziali le cifre di coloro che hanno già le idee chiare, visto che secondo i sondaggi, circa un terzo degli intervistati non sa ancora chi votare, mentre quasi la metà, il 48%, ha dichiarato che ha cambiato idea sul candidato da scegliere per l’Eliseo negli ultimi sei mesi.

Una situazione magmatica, che potrebbe essere arricchita dal dato dell’astensione, che già alla regionali del 2010 è arrivata al 53,6% del primo turno, mentre alle europee del 2009 aveva quasi sfiorato il 60%. Percentuali che non erano mai state concepite in Francia e che si sono verificate proprio durante il quinquennio di Sarkozy all’Eliseo, un segno non positivo per l’attuale inquilino, ma che potrebbe fare danni anche a sinistra.

Così, domenica scorsa, l’ultima prima del voto, sia Sarkozy che Hollande hanno chiamato a raccolta i propri elettori a Parigi, in quella che è stata avvertita come una dimostrazione di forza e di mobilitazione mediatica. Ovviamente, entrambi hanno rivendicato il successo delle manifestazioni, con centomila elettori presenti in ognuna delle due. E il presidente in carica ha scongiurato i francesi di farlo rimanere all’Eliseo, mentre né l’uno, né l’altro hanno lanciato alcun messaggio concreto sul programma.

Una sorpresa, tuttavia, Sarkozy la potrebbe riservare tra il primo e il secondo turno, annunciando di nominare il centrista François Bayrou primo ministro, in caso di vittoria. Per questo, tra cinque giorni avremo solo l’antipasto di un’abbuffata che si concluderà solo il 6 maggio.

 

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