Beauty Contest annullato: l’ira del Pdl contro l’asta delle frequenze Tv, Di Pietro grida ancora all’imbroglio

La commissione Finanze della Camera ha approvato in mattinata l’emendamento del governo al Dl fiscale che annulla il cosiddetto “Beauty contest” (concorso di bellezza) istituito dal precedente governo di Silvio Berlusconi, prevedendo al suo posto una gara pubblica per l’assegnazione delle frequenze tv. Hanno espresso voto favorevole tutti i gruppi parlamentari tranne Pdl e Grande sud, dopo numerosi stop ai lavori della commissione causati dal tentativo del Popolo della Libertà di far modificare il testo depositato dall’esecutivo, che non sarebbe corrispondente a quanto concordato con il segretario Angelino Alfano. Quanto accaduto ha immediatamente scatenato la reazione del Pdl, e sicuramente avrà dei contraccolpi nel vertice di maggioranza previsto stasera tra il presidente del Consiglio Mario Monti e la squadra di segretari ribattezzata “ABC”, ossia Alfano, Bersani e Casini.

Lo assicura infatti l’ex ministro delle Infrastrutture, Paolo Romani (ideatore del beauty contest) che è andato subito su tutte le furie alla fine della seduta in commissione, e dopo un incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha informato la stampa che “Letta e Alfano” sono stati da lui direttamente informati, e nell’incontro di stasera l’argomento verrà ridiscusso.

Per l’esponente del Pdl la nuova formulazione addirittura non consentirebbe “a Rai e Mediaset di partecipare alla gara” e quanto avvenuto è comunque “gravissimo” perchè l’esecutivo non solo sarebbe venuto inspiegabilmente meno ad accordi pregressi tra le forze politiche, ma avrebbe anche deliberatamente ignorato le proteste dei berlusconiani: “Abbiamo avuto una lunga discussione con Passera, a lui abbiamo espresso netta contrarietà, abbiamo cercato di ragionare con vari esponenti del governo per evitare una divisione in questa maggioranza, ma il governo non ha saputo o voluto agire tempestivamente. Prendiamo atto della indisponibilità del governo a fare le modifiche che sono richieste dal nostro partito”. Di tutt’altro avviso il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che afferma di non aver proprio capito perchè il Pdl ora si stia lamentando, visto che ufficialmente non ha proposto emendamenti correttivi: “Il governo ha fatto bene, ha votato e ora vada avanti. Siamo serenamente fermi all’impostazione discussa e data dal governo… Non credo a ripercussioni sul vertice di stasera ma non dipende da noi…”

Antonio Di Pietro entra però a gamba tesa tra i due litiganti, accusando l’esecutivo di fare “il gioco delle tre carte” perchè all’approvazione di oggi farebbe da contrappeso un decreto legislativo che andrebbe nella direzione opposta, un provvedimento che tornerebbe a fare un “regalo” ai monopolisti dell’etere e su cui Italia dei Valori ha depositato una interpellanza urgente: “Il decreto legislativo di recepimento della direttiva europea n.140/2009, discusso il 6 aprile scorso dal Consiglio dei Ministri, consentirebbe, secondo anticipazioni del testo, a Rai e Mediaset di ottenere la trasformazione delle frequenze loro assegnate per i videofonini, in frequenze utilizzabili per la televisione digitale terrestre“.

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In ogni caso (salvo ulteriori colpi di scena) la roadmap prevede al momento che il ministero dello Sviluppo Economico indica un’asta entro 120 giorni dall’approvazione del provvedimento per l’assegnazione delle frequenze, con quelle posizionate sopra la banda 700 che nel 2015 dovrebbero essere riassegnate di nuovo, secondo le direttive dell’Ue.

Cosa non trascurabile, sarà la tanto discussa Agcom a studiare le regole della gara, fattore che non è passato inosservato. Giuseppe Giuletti di Articolo 21 invita a fare attenzione: “Dal momento che all’Autorita’ di garanzia sulle comunicazioni spettera’ un ruolo rilevante, a questo punto diventera’ ancora piu’ essenziale illuminare a giorno le procedure di rinnovo dell’autorita’ medesima

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