Valter Lavitola è tornato stamane in Italia alle ore 6,41, atterrando a Fiumicino bordo di un Boeing 777 dell’Alitalia, partito da Buenos Aires. L’ex direttore dell’Avanti ha trovato ad attenderlo un ingente spiegamento di forze composto da funzionari della Digos, Gdf e Carabinieri, ed è stato subito accompagnato negli uffici della Pg per recepire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Bari. Il giornalista è ora stato condotto a Napoli nel carcere di Poggioreale, per essere interrogato dei magistrati partenopei.
Lavitola, considerato latitante da 8 mesi, è accusato a Bari di induzione a rendere all’autorita’ giudiziaria dichiarazioni mendaci, per aver chiesto a Gianpaolo Tarantini di dichiarare che Silvio Berlusconi non era a conoscenza che per le sue feste nel 2008 venivano assoldate delle escort.
Altre accuse, stavolta della procura di Napoli, fanno riferimento invece all’inchiesta cosiddetta “P4” e riguardano rivelazioni di segreto d’ufficio, corruzione nell’indagine Finmeccanica e frode fiscale per contributi pubblici, 23 milioni di euro assegnati al quotidiano l’Avanti per cui è indagato insieme ad altri, tra i quali il senatore Sergio De Gregorio. Fresca di giornata è invece una nuova accusa di “corruzione internazionale” in riferimento a presunte tangenti a Panama per un appalto di costruzione di carceri. Infine c’è anche, per la procura di Roma, l’accusa di estorsione (in concorso con i coniugi Tarantini) ai danni di Berlusconi. Secondo l’agenzia ANSA il faccendiere e le persone a lui vicine avrebbero anticipato che “non dirà nulla che possa danneggiare Berlusconi”, ed in riferimento all’ex premier avrebbe avuto parole di affetto e rispetto, definendolo “come un padre, una persona d’onore”. Sebbene pare che sia amareggiato perchè “tanti vecchi amici non si son fatti più sentire”, il giornalista si è detto pronto a confrontarsi con tutti gli altri personaggi coinvolti nelle vicende a qualche titolo, dai Tarantini a Luigi Bisignani, all’onorevole Gianni Letta, fino a Niccolò Ghedini.
Durante la sua latitanza, Lavitola ha potuto curare tranquillamente i suoi affari nel settore del mercato ittico, muovendosi in Argentina, Brasile e Panama, in quanto non è mai stato spiccato un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti. Anche i suoi legali che lo hanno raggiunto sul posto, in questi mesi hanno avuto il tempo di preparare un corposo dossier difensivo, che sarebbe stato già “chiuso in una cassaforte all’estero”.