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Lega crolla al 6,6%. Maroni non sicuro di succedere a Bossi

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Giuseppe Timpone

Lo scandalo dei finanziamenti al Carroccio continua, con episodi che arricchiscono il capitolo delle presunte irregolarità dentro al partito e che hanno fatto da detonare, per una situazione che era da tempo sul punto di esplodere. A guidare la Lega verso la transizione sarà un triumvirato, ma nei fatti è Roberto Maroni, il quale ha preteso e ottenuto che il congresso federale si tenesse il prima possibile, non attendendo l’autunno, come pure si era ipotizzato fino a pochi giorni fa. Bobo è certo, come la stragrande maggioranza del popolo leghista, che il Carroccio non sia in grado di sopravvivere a lungo a una fase di pulizia interna, se dovesse mancasse lo sbocco immediato verso il rinnovo della segreteria.

E così tra il 30 giugno e l’1 luglio, la Lega Nord rinnoverà sé stessa e il suo segretario, ma al momento, oltre Roberto Maroni, nessuno si è fatto avanti per gestire il difficile dopo Bossi. A dire il vero, nemmeno lo stesso ex ministro dell’interno ha ancora ufficializzato l’intenzione di correre, ma certamente il suo nome viene acclamato da parte consistente della base e degli stessi dirigenti del partito.

Tuttavia, in un’intervista apparsa oggi sul Corriere della Sera, Maroni non si è detto certo di essere il successore di Bossi, dicendosi “l’uomo più felice del mondo, se alla segreteria ci fosse un veneto”. Fa i nomi di Tosi, Zaia, Giorgetti, quali possibili nuovi segretari, l’importante, a suo avviso, che la nuova gestione sia quanto più unitaria possibile, perché avverte il rischio reale che crolli tutto. Parole di circostanza, è chiaro. Il governatore veneto Luca Zaia ha più volte esplicitamente rifiutato l’idea di fare il segretario, anche perché l’impegno alla Regione non gli lascerebbe molto tempo. Ma sia lui che gli altri potenziali candidati sanno benissimo che una loro segreteria non sarebbe percepita bene tra i lumbard e si scatenerebbe una guerra tra regioni, che si aggiungerebbe alla già grave lacerazione tra correnti, portando il partito al collasso e addossando a loro la responsabilità di un ipotetico patatrac.

Non siamo ancora a livelli di allarme, ma tutti sanno nel Carroccio che il vento non è più in poppa per il partito e che alle amministrative tra qualche settimana si rischia una debacle anche grave. Da quando è saltato il governo Berlusconi, contrariamente alle previsioni di un rinvigorimento, la Lega Nord ha perso elettorato, con la base in parte sfiduciata sulle possibilità che Bossi e i suoi possano ottenere ormai un qualche risultato, venendo meno un governo amico.

Ad ogni modo, a marzo, la Lega godeva ancora di un ottimo 8,8% nei sondaggi per le intenzioni di voto, che diventava un mese dopo, esattamente il 4 aprile, il 7,9%. Parliamo di una decina di giorni fa, ma lo scenario è cambiato radicalmente per via dello scandalo a cavallo tra la settimana di Pasqua e ha travolto il partito, sceso al 6,6%.

Ci sono stati momenti peggiori per il Carroccio. Non dimentichiamo, ad esempio, che nel 2001, quando pure la Lega trionfò alle politiche con il centro-destra, formando il governo Berlusconi, il partito di Bossi ottenne un miserrimo 3,3%. E rimase sulle stesse cifre per anni, rinvigorendosi solo con le politiche del 2008, quando il forte malcontento del Nord, unitamente a un ritorno del capo sulla scena politica ha fatto ottenere alla Lega l’8%, che diventava il 9% alle Europee del 2009.

Insomma, dire che lo scandalo abbia decimato i voti dei leghisti sembra ancora prematuro ed esagerato. Bisogna attendere il responso delle urne per i sindaci e i consigli comunali, anche se in alcune città chiave, come Monza, le prospettive sono nere, per non dire peggio.

E la sensazione è che lo scandalo dei fondi al partito abbia semmai dato un colpo d’acceleratore al calo dei consensi in atto da mesi. Vero è che molti elettori persi dal Carroccio non dovrebbero andare da nessuna parte, ma dovrebbero allargare le fila degli astenuti e degli indecisi, ma sarebbe una magra consolazione per chi vorrebbe portare le ragioni del Nord a Roma.

La buona notizia per Via Bellerio è che il PDL non sembra nelle condizioni di potere fare concorrenza al Carroccio, dovendo prima mettere insieme i cocci del proprio elettorato, di cui oltre un terzo non se ne sa più nulla.

Quanto all’elettorato in generale, sono in pochi a credere che Maroni possa invertire il trend negativo del suo partito. Più dell’80% pensa che la Lega stia andando incontro a un declino inesorabile, che diventa poco più di un terzo tra gli elettori del centro-destra, comunque, una netta minoranza.

La Lega ci ha abituati a stupirci e nemmeno nel 2008 ci si aspettava un risultato così entusiasmante per il Senatur. Tuttavia, stavolta non si potrà presentare alle politiche del 2013 come una forza candida estranea alle stanze dei bottoni e al loro marciume. Sia perché ci sono stati dentro parecchio anche i padani, sia anche perché le inchieste giudiziarie non lascerebbero spazio all’immaginazione. E il destino crudele potrebbe travolgere anche il leghismo in questa rabbia popolare montante contro le istituzioni. Più che un onore, succedere a Bossi sarà davvero un onere.

 

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Giuseppe Timpone