Alla fine, per il capo del Sindacato padano e vice-presidente del Senato non c’è stata salvezza. Rosy Mauro è stata espulsa ieri sera, poco prima delle ore 20, dalla Lega Nord. Lo ha deciso il Consiglio Federale del Carroccio, che allo stesso tempo ha cacciato dal partito anche l’ex tesoriere Francesco Belsito, all’origine della maxi-inchiesta sulla distrazione dei fondi dal partito. La decisione è maturata, si legge in una nota, per l’opposizione mostrata dalla Mauro di non obbedire a un ordine che proveniva direttamente dal Presidente federale Umberto Bossi, dai triumviri e da tutti i componenti del Consiglio Federale.
Al momento del voto, Roberto Maroni e Marco Reguzzoni hanno lasciato l’aula e non si sono espressi. E’ stato proprio il primo a pretendere la cacciata di Mauro, imponendo al resto del partito la scelta: o io o lei.
E così finisce qua la storia di oltre venti anni di militanza politica di Rosy Mauro nella Lega Nord, lei che negli ultimi anni è stata anche definita la “badante” di Bossi, a causa del suo essere sempre a fianco all’ex capo. Fautrice, pare, insieme alla moglie del Senatùr, del famoso “cerchio magico”, vale a dire la cerchia ristretta di politici e amici a cui Bossi poteva attingere anche per un semplice consulto e che si sarebbe impadronita della guida del Carroccio dal 2004, anno della malattia di Umberto Bossi. Amata e detestata, la notizia era nell’aria da qualche giorno, dopo che era stata esplicitamente minacciata dalla dirigenza di rassegnare le dimissioni da vice-presidente del Senato e forse anche da senatrice, quale gesto di chiarezza e rispetto per il partito.
Alla comunicazione della decisione, Mauro non ha mostrato stupore, ma tanta amarezza. La donna ha affermato che si tratterebbe di una sentenza scritta anzi tempo, voluta da Maroni, che non l’avrebbe nemmeno ascoltata. Non solo. Rosy Mauro pensa di essere vittima di un pregiudizio, di una discriminazione in quanto donna.
E nello stesso Parlamento, si fa sentire fuori dal Carroccio il coro di deputati e senatori che si è levato ieri in suo favore. A dire il vero, si tratta quasi solo di donne, che hanno solidarizzato con la Mauro, in quanto oggetto di un comportamento presumibilmente maschilista. Lo afferma per prima Flavia Perina di Futuro e Libertà, che ha anche scritto le sue “venti righe in favore della strega”. Perina sostiene che la Lega vorrebbe lavarsi la coscienza espellendo Rosy Mauro, mostrando di essere il partito “machista” di sempre.
Analogo il commento di Anna Paola Concia, PD, che parla anch’ella di discriminazione verso le donne. Solidarietà anche dal PDL, che in ogni caso conferma la sua posizione garantista, specie se in favore di un politico nemmeno indagato, come nel caso del vice-presidente del Senato.
Il caso di Renzo Bossi non è stato affrontato ieri, ma è evidente che se”il Trota” restasse a questo punto dentro la Lega si aprirebbe un caso imbarazzante per il Carroccio, visto che il partito si terrebbe proprio colui che con i suoi comportamenti è stato alla base dello scandalo, che sta travolgendo il leghismo.
Certo, a differenza della Mauro, Renzo Bossi si è dimesso da consigliere regionale, ma resterebbe il paragone con Belsito, il quale è stato comunque espulso, nonostante avesse abbandonato l’incarico da una settimana.
Una decisione importante è stata adottata in merito anche alla tenuta del congresso. Dopo dieci anni, la Lega Nord avrà il suo momento di democrazia interna tra il 30 giugno e l’1 luglio, si apprende dal Consiglio Federale. Dunque, il Carroccio ha pensato bene di anticipare il congresso a inizio estate, anziché attendere l’arrivo dell’autunno, come si vociferava in un primo momento.
Il punto è che la Lega Nord rischia davvero brutto, se sono veri alcuni sondaggi che circolano in questi giorni. In una città chiave come Monza, al centro di una disputa politico-istituzionale meno di un anno fa, dove alcuni uffici ministeriali sarebbero stati spostati per volontà proprio del Carroccio e nonostante la buona amministrazione (leghista) della città, alle amministrative di questa primavera il partito di Bossi sarebbe crollato dal 20% al 6%.
Se il trend dovesse confermarsi un pò in tutto il Nord, il rischio per le camicie verdi sarebbe di scomparire dalla scena politica o di esserne molto ridimensionati. Questo, in particolare, se dovesse essere imposto uno sbarramento al 5%, per via di una nuova legge elettorale.
Certo, finora in pochi credono allo scenario più pessimistico, ma resta il fatto che il bottino di consensi che ci si attendeva la Lega ottenesse in queste elezioni, per effetto della sua opposizione al governo Monti, non ci sarebbe più e molte amministrazioni rischiano di cadere, soprattutto, dopo che il Carroccio ha deciso di andare da solo, separandosi dall’alleato del PDL, almeno al primo turno.
Una situazione che spinge il partito dell’ex premier a cercare un’alleanza con i centristi di Casini, mentre il partito che fu del Senatùr rimane al momento in una posizione di isolamento e nemmeno dorato.