Non si placa l’assalto portato dalle associazioni datoriali all’ultima bozza della riforma del mercato del lavoro, che ha visto anche apparire gravi ed inopportune esternazioni fatte da Emma Marcegaglia su quotidiani esteri, in un momento in cui il governo sta facendo di tutto per rassicurare la comunità internazionale sulla bontà della sua azione risanatrice. Mentre il premier ed il ministro del Lavoro hanno deplorato le parole in libertà della leader uscente di Confindustria, cercando poi di rimediarvi fornendo una diversa chiave di lettura su quelle stesse testate (come il Wall Street Journal) che le avevan prese come oro colato, la Marcegaglia non sembra ammansita anzi torna all’attacco per il “secondo round”, in una intervista al Corriere della Sera.
”Il testo va cambiato profondamente e se cio’ avverra’ il nostro giudizio potra’ mutare, altrimenti il rischio e’ che, per vent’anni, ci teniamo una cattiva riforma… il governo ha modificato la parte sull’articolo 18 e ha irrigidito la flessibilita’ in entrata… tanto valeva non farla, la trattativa…”. In queste frasi insistenti, accompagnate addirittura da un timore (o una minaccia velata?) che le imprese “spaventate dai nuovi vincoli, non ricorrano piu’ nemmeno ai contratti flessibili” e ricorrano al lavoro nero, il messaggio al Parlamento è dunque chiaro: dateci licenziamenti facili, altrimenti…
Infine una stoccata “ad personam” anche al ministro Fornero che aveva parlato di un ”teatrino” in riferimento alle lamentele degli imprenditori: ”A differenza sua, che ha parlato di reazione isterica usando un termine molto maschilista, dico che la stimo e la considero brava”. Una frase che farà più male di quel che sembra, essendo ormai “la ministra” additata come seguace di una qualche corrente neo-femminista che ultimamente prova a venire alla luce nel panorama culturale nostrano. Dopo la timida reazione del capogruppo Fli Benedetto della Vedova, che ieri aveva giudicato ingiuste ed esagerate le critiche al governo Monti, risponde oggi a distanza anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che in un’intervista all’Unita’ rimpingua la dose di “bacchettate” riservate alla leader di viale dell’Astronomia, ribadendo ancora una volta che per far ripartire la crescita dell’Italia non bisogna puntare tutto sulla nuova legislazione del lavoro, dicendosi poi stupito dei “commenti distruttivi” che sono stati dati in pasto alla stampa internazionale e invitando a non tentare nessun “colpo di mano” sull’articolo 18 in Parlamento.
“Serve un dibattito rapido ma serio, che faccia emergere gli elementi da rafforzare sia dal lato delle esigenze poste dalle imprese che da quello riguardante i precari, ma questo dovra’ avvenire nel solco dell’equilibrio trovato, che va mantenuto’‘ aggiunge ancora Bersani, parlando di aggiustamenti necessari sugli ammortizzatori sociali, sulla questione dei contributi pensionistici differenti tra parasubordinati e dipendenti ed ovviamente sulla questione degli esodati. E per quanto riguarda l’ormai trito e ritrito tema del reintegro, il leader democratico non ha dubbi: ”Sono convinto che il giudice, di fronte a un’insussistenza conclamata di motivazioni di tipo economico, agira’ di conseguenza”.