“Au secours, Sarkozy revient!”. E’ il titolo del settimanale francese vicino alla sinistra, Le Nouvel Observateur, che potrebbe essere tradotto con un “Attenti, torna Sarkozy”. A dire il vero, quest’ultimo è il presidente in carica e in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del 22 aprile e al ballottaggio del 6 maggio, semplicemente si vedrebbe rinnovato l’incarico all’Eliseo per un altro quinquennio. Ma l’espressione del settimanale rende chiara la posta in gioco, una sorta di “attenti al lupo”, che è più di un segnale di difficoltà nella campagna elettorale del candidato socialista François Hollande, iniziata in trionfo, con i sondaggi tutti dalla sua, ma che ha preso nel tempo una china mesta e un gioco di rimessa.
Hollande è stato definito “moscio” dai suoi stessi compagni di partito, quando agli inizi di ottobre vinse le elezioni primarie del Partito Socialista. Contro di lui c’era una più energica e battagliera Martine Aubry, la madre della legge sulle 35 ore di lavoro, che propose e fece introdurre (con grande insuccesso!) ai tempi in cui fu ministro del lavoro del governo di Lionel Jospin (1997-2002).
Tuttavia, con un occhio ai sondaggi e alla Realpolitik, gli elettori le preferirono Hollande, perché il suo essere insipido e moderato più per timore che per convinzione lo rendeva un candidato più credibile contro Sarkozy, facendo sognare alla gauche un ritorno all’Eliseo dopo ben 17 anni e portando alla presidenza l’unico socialista al di fuori di Mitterand, nella storia della Quinta Repubblica. Ma la ragione configge con il cuore, dato che i suoi comizi sono tra il deserto e l’annoiato, i suoi elettori poco motivati, gli stessi giornali di sinistra poco interessati alle sue noiose interviste, che sanno di ordinaria amministrazione della politica, senza un motto accattivante, senza un’idea che faccia scalpitare chicchessia dalla sedia, senza una ragione vera per uscire di casa e andarlo a votare.
E così, gli stessi sondaggi da settimane hanno preso atto della realtà. Sarkozy rimonta un giorno dopo l’altro, mentre a sinistra sembra esserci un altro vero protagonista di questa campagna elettorale: il candidato del Fronte della Sinistra, Jean-Luc Mélenchon, i cui comizi sono sempre molto coloriti e colorati, pieni di entusiasmo, di parole d’ordine certamente irrealistiche e dure contro il sistema capitalista, ma che hanno almeno il pregio di destare l’elettorato gauchista dal torpore in cui sono stati fatti piombare negli ultimi anni da nani politici alla Hollande.
E i sondaggi assegnano a Mélenchon la possibilità, addirittura, di arrivare al terzo posto, contendendo l’ultimo gradino del podio alla candidata della destra radicale del Fronte Nazionale, Marine Le Pen.
Ora, è evidente che l’avanzata nei consensi del Fronte della Sinistra, di chiara impronta marxista, rende felice solo Sarkozy, oltre che lo stesso Mélenchon, perché ogni voto in più per questi è uno in meno per Hollande, che non a caso da giorni invoca il “voto utile”. Vi ricordate chi ci fece una campagna elettorale proprio sul voto utile? Un certo Walter Veltroni, che cercò di rimontare così i sondaggi sfavorevolissimi al suo PD, affossando i comunisti alle urne. La seconda cosa gli riuscì benissimo, quanto alla prima sappiamo come andò a finire.
E anche gli stessi analisti della sinistra francese hanno colto le difficoltà del loro candidato. Il richiamo al voto utile sembra essere percepito come un’ultima spiaggia, un motto obbligato per chi non ha nei fatti alcuna argomentazione da spendere.
Al contrario, i fatti tragici di Lion hanno riportato in auge il problema dell’immigrazione maghrebina e la difficile integrazione della minoranza mussulmana, cavalli di battaglia del Fronte Nazionale. Potrebbe sembrare un paradosso, ma proprio da quando sono avvenuti i noti fatti, Le Pen perde voti. Perché? Semplicemente, le sue argomentazioni sono portate avanti proprio da un rinvigorito Nicolas Sarkozy, che si è spostato repentinamente a destra, nel tentativo di attingere al bottino di voti del Fronte Nazionale, che non sarebbe inferiore al 15%.
Certo, ci sarebbe il rischio, così facendo, di perdere consensi al centro. E anche in questo caso, il presidente arriva prima del suo rivale, che sonnecchia, non capisce, è elefantiaco nel ragionamento e nel movimento. E’ stata fatta circolare la voce che il candidato centrista François Bayrou potrebbe essere nominato primo ministro, nel caso in cui dovesse vincere Sarkozy.
Una mossa dell’Eliseo per attirare l’elettorato centrista, che sarebbe oltre il 10% e che avrebbe potuto a questo giro guardare a sinistra, visto che i rapporti tra Hollande e Bayrou sembrano essere positivi. Ma in politica vince chi si muove e Celentano direbbe che Hollande è “lento”, mentre Sarkozy è “rock”.
Per non parlare del fatto che Sarkozy sta mettendo a ferro e fuoco la Francia, cercando di stanare i possibili terroristi alla Merah. Il che non nuoce di certo alla sua popolarità.
Molto delle sorti dell’Eliseo dipenderà dal primo turno. Se Hollande non sarà in grado di imporsi con un buon margine o se Sarkozy dovesse essere in testa, la strada per i socialisti potrebbe essere in salita. Se poi Mélenchon dovesse ottenere una buona affermazione, le cose potrebbero andare anche peggio per Hollande, perché non è detto che tutti gli elettori del Fronte della Sinistra lo voterebbero al secondo turno, turandosi il naso.