Se ne parlerà concretamente nelle prossime settimane, ma quello che sappiamo già è che mezzo PDL e mezzo PD sono in rivolta contro le rispettive segreterie di partito sull’intesa firmata dagli sherpa rispettivi, riguardo alla nuova legge elettorale, che dovrebbe mettere la parola fine alle coalizioni forzate. La scorsa settimana, il modello che era emerso era un sistema proporzionale corretto, con sbarramento al 4-5% e premio di maggioranza per il primo partito o i primi due. Resta l’indicazione del candidato premier, ma niente coalizione. I governi saranno formati in Parlamento con chi ci sta. E’ l’Italia della Prima Repubblica, ma molto più attualmente è la Germania di oggi. Insomma, un sistema tedesco.
Ma i bipolaristi di PDL e PD non ci stanno e minacciano, persino, di non votare queste nuove norme, qualora dovessero essere portate in Parlamento. Lo dice esplicitamente l’ex ministro per le politiche giovanili, Giorgia Meloni, che chiede di non essere costretta a portare l’Italia indietro di venti anni. Si rivoltano un pò tutti nel PDL, sia gli ex An che i forzisti della prima ora, che per motivi diversi vedono nella nuova legge elettorale solo ipotizzata la cancellazione di quel pochissimo di buono che è stato costruito faticosamente nella Seconda Repubblica, ossia il fatto che i governi li decidono gli elettori e che qualche ora dopo la chiusura dei seggi si conosce già chi sarà premier.
Ma anche lo stesso ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sarebbe scontento delle ipotesi circolate in questi giorni. Berlusconi vorrebbe cercare ancora una volta di costruire una nuova alleanza con il Carroccio, tanto che si vocifera che abbia contattato il Senatùr, Umberto Bossi, il quale, tuttavia, smentisce di avere discusso ultimamente con l’ex alleato. Nella mente di Berlusconi ci sarebbe un’ipotesi di legge elettorale alla tedesca, ma senza quei correttivi, che la snaturerebbero. Insomma, l’ex premier sarebbe disposto anche a un sistema tedesco puro, con sbarramento e niente più. Ma la direzione verso cui il tavolo tecnico degli sherpa starebbe andando sarebbe molto diverso.
La bozza che circola in queste ore sarebbe quella più interessante per i segretari Angelino Alfano e Pierluigi Bersani, cioè una legge elettorale che non obbliga alle coalizioni e che però premia i partiti più grandi, costringendo i più piccoli o ad allearsi o a fondersi. Si tratterebbe del sistema tedesco, con il 50% dei candidati eletti su base maggioritaria, mentre l’altro 50% su base proporzionale.
Ora, la diatriba è sull’ultimo punto: ripartizione dei seggi assegnati con il proporzionale con circoscrizioni alla tedesca o alla spagnola? L’UDC vorrebbe la prima ipotesi, non perché sia innamorata della Germania o dello spirito teutonico, bensì perché il sistema tedesco ripartisce i seggi su base nazionale e questo determina un favore per i partiti più piccoli. PDL e PD, invece, puntano sul modello spagnolo, ossia sulla ripartizione dei seggi su base circoscrizionale, in quanto, essendo le circoscrizioni verosimilmente piccole (una decina di seggi alla Camera), questo implica una soglia di sbarramento “di fatto” intorno a non meno del 7-8%. Questo sistema farebbe fuori i partitini e la stessa UDC verrebbe, se non danneggiata, certamente non premiata.
Non è un caso che adesso sia proprio Pierferdinando Casini a frenare sull’intesa, dopo averla ampiamente voluta e caldeggiata. Infatti, Pierfurby avrebbe capito che Berlusconi sarebbe disposto a un proporzionale più puro, nel tentativo di costruirsi le alleanze per il 2013 e per questo vorrebbe verificare se ci sia spazio reale per favorire proprio l’idea dell’ex premier.
E’ ovvio che così Berlusconi avrebbe raggiunto il suo obiettivo, ossia di rendersi indispensabile per i potenziali alleati, sia la Lega che l’UDC, le quali ora dovranno trattare e concedere più di qualcosa al PDL, se vorranno ottenere in cambio una legge elettorale loro favorevole.
In ballo ci potrebbero essere le alleanze per le imminenti amministrative, anche se i tempi molto ristretti farebbero propendere per un’altra interpretazione, vale a dire per la ricerca di un accordo più di lungo periodo, per la formazione di un’alleanza di governo post-2013.
Ma poiché non vogliamo privarci di alcuna fantasia, possiamo mettere sul piatto un altro tema molto importante: il Quirinale. E’ di pochi giorni l’annuncio del presidente Giorgio Napolitano di non ambire a succedere a sé stesso; niente secondo mandato per lui. E allora, ciò significa che tra un anno esatto si dovrà parlare di chi fare salire al Colle e non è un mistero che Silvio Berlusconi accarezzi da tempo questa prospettiva. E se la generosità verso gli ex alleati leghisti e centristi fosse dovuta proprio a una sorta di scambio, per cui a fronte di una legge elettorale proporzionalista, Bossi e Casini si impegnassero a votare per lui come candidato alla successione di Napolitano?
E’ vero che il premier Mario Monti resta il favorito per la presidenza della Repubblica, ma è altrettanto vero che uno scenario per cui Berlusconi sale al Quirinale e Casini va a Palazzo Chigi, sostenuto dal PDL e magari dallo stesso Bossi non è da scartare. E’ la politica, bellezza.