Sembra destinata a finire la favola europea dell’Apoel Nicosia, la prima squadra cipriota ad approdare in un quarto di finale di Champions League. Il sogno di fermare anche il Real Madrid è durato per 74 minuti, ma si è sciolto progressivamente dopo la rete di Benzema.
Eppure non è stato per nulla facile per la squadra di Mourinho che, senza lo squalificato Xabi Alonso, si presenta con Sahin in mezzo al campo ed al quartetto offensivo formato da Benzema, Ozil, Cristiano Ronaldo e Higuain.
Tutti fenomeni che hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per distruggere il muro eretto dagli avversari. I padroni di casa, allenati da Jovanovic, possono contare su una sola strategia: la difesa a oltranza. Tattica che funziona per tutto il primo tempo e buona parte della ripresa, con le due linee composte di quattro giocatori ciascuna molto schiacciate indietro, nel tentativo di soffocare gli attacchi madrileni.
Il Real è costantemente nella metà campo avversaria e, quando riesce a trovare un varco, crea sempre occasioni pericolosissime: come il tiro al volo di Ozil, disinnescato dal portiere Chiotis ed il tap-in incredibilmente fallito da Benzema su assist di Sahin.
Nella ripresa Mourinho decide di cambiare Higuain e Coentrao per inserire Kakà e Marcelo ed è la classica mossa vincente dell’allenatore portoghese: il fantasista ex Milan pennella un cross dalla sinistra sul quale si avventa Benzema, che si riscatta dell’errore del primo tempo e rompe il muro dell’Apoel. I ciprioti, mai pericolosi in attacco dove Ailton è solo contro tutti, crollano tatticamente ed emotivamente e vengono trafitti nuovamente all’82’ proprio da Kakà, bravo a metterci il piattone dopo la discesa incredibile di Marcelo sul fondo. Giochi chiusi al 90′, quando Benzema fa 3-0 finalizzando una ripartenza orchestrata da Ozil.
Discorso archiviato (a meno di improbabili miracoli al Bernabeu) grazie ad un Real Madrid paziente e sempre padrone del match. La favola dell’Apoel Nicosia finisce probabilmente qui, ma i ciprioti possono andare orgogliosi per aver scritto la storia nel loro paese, come testimoniato dall’affetto del pubblico accorso allo stadio Gsp.