Il governo ha ufficialmente chiuso la riforma del mercato del lavoro, che oggi verrà approvata dal Cdm. La Cgil ha confermato il suo dissenso, mentre Cisl e Uil approvano con riserva. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, afferma che l’esecutivo non farà “nessuna marcia indietro” e che non cederà alle “pressioni” di nessuno. L’articolo 18 verrà quindi modificato, così come voleva fin dall’inizio la Fornero, che specifica: “Non lo aboliamo. Distinguiamo le fattispecie”.
La nuova forma dell’articolo 18 prevederà una differenza di trattamento del lavoratore a seconda dei vari casi di licenziamento: se si tratterà di licenziamento con motivi economici, ai lavoratori toccherà un indennizzo, solo quando il giudice lo giudicherà illegittimo; in caso di licenziamento disciplinare, il giudice potrà decidere se accordare al lavoratore un indennizzo oppure il reintegro. Il premier Monti, per rispondere ad alcune delle polemiche di questi giorni riguardo la questione dei licenziamenti, assicura che la norma verrà riformulata, per evitare abusi e discriminazioni, occultati dietro i licenziamenti con motivi economici.
Cisl e Uil hanno approvato la riforma, ma vorrebbero alcuni cambiamenti per quanto riguarda l’articolo 18. Raffaele Bonanni, segretario Cisl, ha presentato a Mario Monti la sua proposta riguardo l’articolo 18: in caso di contenzioso, se nel processo si accerta che il licenziamento è avvenuto per motivi diversi da quelli economici (ossia abusi, irregolarità, discriminazione), il giudice deve essere in grado di annullare il licenziamento. Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, è preoccupato, come Bonanni, dei licenziamenti per motivi economici: “evitare – ha detto Angeletti – che attraverso la motivazione economica si possano fare licenziamenti disciplinari o discriminatori è sempre stato il nostro obiettivo”.