Precisazioni importanti sui licenziamenti economici che erano sfuggite al primo impatto ad osservatori e giornalisti.
Quando si manderà via un lavoratore (anche singolarmente) per motivi economici, si potranno avere tre scenari:
1) il lavoratore non ricorre al giudice ed uscirà quindi dall’azienda senza percepire un solo euro;
2) il lavoratore ricorre al giudice che riconosce come reali le motivazioni economiche (ma anche solo tecniche oppure organizzative) alla base del licenziamento, ed il lavoratore uscirà dall’azienda senza percepire un solo euro, e con sulle spalle anche tutte le spese processuali e per l’avvocato;
3) il lavoratore ricorre al giudice che gli da ragione, ma come unico risarcimento obbliga l’azienda a versargli dalle 15 alle 27 mensilità . In poche parole se io datore di lavoro mi alzo una mattina e decido d’inventare una scusa per cacciare un dipendente antipatico, lo potrò fare, e con almeno 15 mensilità mi sarò tolto il pensiero! La fine del diritto insomma, alla mercè delle discriminazioni mascherate!
Tutto questo sempre grazie a Mario Monti ed Elsa Fornero, ed al consociativismo sindacale targato Raffaele Bonnani (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil). Quest’ultimi comunque oggi, nell’ultimo appuntamento col Governo, chiederanno di utilizzare lo strumento della conciliazione per i licenziamenti economici, così da garantire un piccolo rimborso a prescindere per i lavoratori licenziati che sceglieranno la conciliazione e non di fare causa all’azienda.
Chiudo con una domanda: mi dite un motivo per il quale il 22 Marzo 2012 un lavoratore debba fare o mantenere la tessera del sindacato Cisl o Uil, visto che i loro vertici accettano qualsiasi tipologia di richiesta proveniente dalle autorità politiche (Governo Berlusconi prima e Governo Monti poi) o da quelle imprenditoriali (Confindustria), ai danni degli stessi lavoratori che rappresentano? Ai due segretari dedico, declinato al plurale, un verso cantato da De Gregori: “Avete gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone!”.