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Germania, con Gauck due “Ossi” al potere. E riparte clima elettorale

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Giuseppe Timpone

Domenica, la Germania ha avuto il suo nuovo presidente federale, dopo le dimissioni di Christian Wulff, travolto da uno scandalo per un prestito da 500 mila euro, ottenuto in condizioni poco chiare da un suo amico imprenditore, prima di diventare capo dello stato, ma all’epoca in cui era governatore del Land del Nidersachsen, o Bassa Sassonia, che dir si voglia. Gli succede Joachim Gauck, pastore evangelico, 72 anni, proveniente dalla ex DDR, la Germania comunista dell’Est, contro il cui regime l’uomo ha combattuto, partecipando alle iniziative del Nuovo Forum, il movimento di raccolta delle opposizioni a Honecker.

“Dico sì con tutto il mio cuore e tutte le mie forze al mandato che ho ricevuto”. Sono state queste le prime parole del nuovo capo dello stato, il terzo nei soli ultimi diciotto mesi, visto che la carica ultimamente sembra colpita da una maledizione degli scandali. Anche il predecessore di Wulff, Horst Koehler, infatti, fu costretto a dimettersi a metà del 2010, per una sua frase infelice sui militari tedeschi in Afganistan; “sono lì per motivi commerciali”, aveva affermato l’uomo.

E così tocca adesso a Gauck ridare credibilità alla presidenza federale. Il suo nome è stato trovato dopo un’intensa attività bipartisan. Contro di lui hanno votato solo i nostalgici del comunismo, quelli della Linke, che gli hanno preferito Beate Klarsfeld, la cacciatrice di nazisti, che ha raccolto 126 preferenze. Avevano diritto al voto 1.232 tra deputati e rappresentanti dei Laender, nominati per l’occasione nella stessa consistenza numerica dei parlamentari del Bundestag. Gauck ha ottenuto la fiducia di 991 di loro, ma un centinaio di deputati della CDU-CSU, ossia il partito di maggioranza del cancelliere Angela Merkel, ha preferito astenersi. In fondo, per i cristiano-democratici, questa nomina è un pò una sconfitta, perché giunge dopo due presidente finite male e rette da personalità proprio della CDU, mentre Gauck è un pò fuori dagli schemi, definendosi un “conservatore liberale di sinistra”.

Per questo, egli viene guardato con una certa ammirazione anche dai socialdemocratici della SPD, sebbene abbia idee conservatrici su questioni dirimenti, come l’immigrazione.

Sta di fatto che oggi in Germania, a meno di 22 anni dalla riunificazione, le due più alte cariche dello stato, presidenza e cancelleria, sono nelle mani di cittadini della ex DDR, o come vengono definiti in Germania, degli “Ossi”, termine con cui si aggettivano spesso i cosiddetti “orientali”.

Una vittoria della nuova Germania, che dimostra di avere assimilato le differenze vistose che si presentavano all’indomani della caduta del Muro di Berlino e che in parte ancora oggi esistono sotto il profilo economico e sociale.

Ma in queste settimane, in Germania, ci sarà poco tempo per le dissertazioni filosofico-storico-politiche del nuovo corso tedesco. Il Paese è quasi improvvisamente piombato in un clima elettorale, che rischia di creare i presupposti di una lunghissima campagna che culminerà solo tra diciotto mesi con il rinnovo del Bundestag.

Ben tre parlamenti regionali, infatti, andranno al voto entro poche settimane e qualcuno di questi è di grandissimo peso politico, oltre che numerico. Il primo a cadere è stato quello del Land sud-occidentale della Saar, dove il mese corso è finita l’esperienza inedita di coalizione tra Verdi, Liberali e CDU. Dopo è toccato al Land più settentrionale della Germania, quello dello Schleswig-Holstei, al confine con la Danimarca. Ma il vero banco di prova sarà il rinnovo del Parlamento di Duesseldorf, che avverrà a metà marzo e che coinvolgerà il Land tedesco più popoloso, oltre 17 milioni di abitanti, il Nordreno-Vestfalia o Nordrhein-Westfalen.

Qui, c’era un governo regionale di minoranza, retto dalla coalizione tra SPD e Verdi, con l’appoggio esterno dei post-comunisti della Linke. Ma il governatore Hannelore Kraft si è dovuta dimettere, dopo che era stato respinto il suo bilancio. Il Land era già in serie difficoltà finanziarie, dopo che i giudici costituzionali di Karlsruhe avevano bocciato le modifiche al bilancio del 2010.

Qui, è probabile che si giocheranno anche le sorti politiche dei due più grandi partiti tedeschi, CDU e SPD. Considerato una roccaforte socialdemocratica, questo Land è stato governato per decenni ininterrottamente dalla SPD fino al 2005, quando le elezioni decretarono la vittoria dei conservatori della CDU e a causa della quale si dimise con qualche mese di anticipo l’allora cancelliere Gehrard Schroeder (SPD).

La CDU è data al momento al 34% contro il 37% della SPD. Ma se il partito della Merkel dovesse riuscire nell’impresa di diventare prima formazione del Land, potrebbe quasi certamente ricercare il sostegno dei Verdi, quale unico partner della coalizione, essendo i Liberali al 3%, al di sotto della soglia minima del 5% per entrare in Parlamento.

In poche parole, i conservatori sono alla ricerca di un nuovo alleato, in vista delle elezioni politiche del 2013, dando per scontato che i liberali della FDP rimarranno fuori dal Bundestag. E il risultato nel Nordrhein-Westfalen potrebbe provocare proprio l’effetto di un’alleanza inedita, che sarebbe il Leitmotiv della campagna elettorale da qui al settembre del 2013.

Per questo, sia la CDU-CSU che la SPD si giocano molto in queste elezioni locali, che sono più di un test sulla tenuta della maggioranza di centrodestra di Berlino.

 

 

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Giuseppe Timpone