Durante lo svolgimento del forum internazionale di nutrizione pratica intitolato “Nutrimi 2012”, dedicato ai professionisti di alimentazione e salute e svoltosi a Milano lo scorso 14 marzo, è stato presentato un progetto che avrebbe il compito di sensibilizzare i consumatori sul prezzo pagato dall’ambiente per ciascun prodotto acquistato e consumato.
L’idea sviluppata dai ricercatori dell’Istituto di chimica agraria e ambientale dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e dagli esperti di Sprim – una società di consulenza incentrata su argomenti come salute ed ambiente – è quella di creare una eco-etichetta. Entrando nel dettaglio l’etichetta riporterà non un prezzo in Euro, bensì un valore calcolato sulla base dell’impatto ambientale che la filiera di produzione e consumo hanno su determinati alimenti.
Si potrebbe pensare ad una semplice percentuale di CO2 dispersa nell’aria, come già presente su determinata merce, e invece no. Questa volta i ricercatori vogliono andare oltre e calcolare tutti i consumi e l’inquinamento derivati durante il ciclo di vita ad esempio di un ceppo di insalata.
Si parte dalla semina proseguendo poi con la coltivazione, il raccolto, l’imballaggio, il trasporto lungo la filiera sino ad arrivare all’acquisto, al consumo e all’eventuale smaltimento del prodotto in esame tenendo conto anche di eventuali procedimenti di cottura. Il calcolo verrà effettuato sulla base di 18 indicatori ricavati dalla cosiddetta Life Cycle Assessment (Lca) – Valutazione del ciclo di vita – e da qui si otterranno prezzi pagati in termine di biodiversità su acqua, aria e suolo. Il calcolo è fatto sulle quantità di alimenti indicati dalle tabelle Inran – Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti -, come ad esempio 80 grammi di pasta o riso, 200 di pesce e via di seguito. In questo modo ogni consumatore potrà confrontarsi con un consumo medio di un cittadino europeo.