Durissimo colpo per l’ex governatore del Massachussetts, Mitt Romney, che perde in altri due stati alle elezioni primarie del Partito Repubblicano. Ieri, si votava in due stati del “Deep South”, di quel profondo sud USA, che è necessario conquistare per un esponente della destra, che miri ad arrivare alla Casa Bianca. E si trattava niente di meno che del Mississipi e dell’Alabama, ossia due simboli del conservatorismo. Qui, a dire il vero, si giocava le ultime carte anche l’ex speaker alla Camera, Newt Gingrich, il quale contende all’italo-americano Rick Santorum la base dei voti della destra conservatrice.
Alla fine, però, è quest’ultimo a vincere clamorosamente i entrambi gli stati. A spoglio quasi ultimato, Santorum primeggiava in Mississipi con il 33% dei consensi, contro il 31% di Gingrich e il 30% di Romney. Analogo il risultato in Alabama, dove Santorum stacca gli altri candidati con il 35% dei voti, mentre Gingrich e Romney ottengono intorno al 29% ciascuno, con l’ex speaker leggermente in vantaggio su quest’ultimo.
Il libertario radicale Ron Paul viaggia intorno al 5% dei consensi, mostrando di essere definitivamente il candidato di pura testimonianza. Ma dopo la recente vittoria in Kansas, sabato scorso, adesso Santorum fa davvero paura a Romney e a tutto lo staff nazionale del GOP. La prima conseguenza di questa sua ennesima vittoria dovrebbe essere l’annuncio del ritiro di Gingrich dalla corsa per la nomination. Questi, infatti, sperava di conquistare almeno un altro stato del sud, dopo la sua Georgia, che era data, in effetti, per scontata. Invece, dopo il risultato a sorpresa in South Carolina, a metà gennaio, il candidato conservatore non ha mai ottenuto alcun’altra vittoria, oltre che a casa sua. Tuttavia, nel caso dovesse ritirarsi, il suo bottino di voti potrebbe corroborare la campagna di Santorum, perché quasi certamente Gingrich si spenderebbe in suo favore e con altrettanta certezza i suoi elettori darebbero il loro voto al candidato italo-americano.
La vittoria di Rick Santorum e l’ottimo risultato di Gingrich in Alabama e Mississipi sono l’ennesima conferma che Mitt Romney non convince. Al Super-Tuesday del 6 marzo, la sua vittoria era già stata risicata, con l’importante Ohio conteso fino all’ultima scheda con Santorum, il quale aveva vinto già in altri tre stati.
Al momento, Romney resta sempre il favorito per la nomination, ma solo per la matematica. A Tampa Bay, ad agosto, saranno necessari 1.144 delegati per ottenere la maggioranza e con essa l’investitura ufficiale del partito per correre contro Obama. Ad oggi, Romney ne ha 424, Santorum 212 e Gingrich 103. Tuttavia, facendo due conti, gli strateghi delle campagne elettorali sostengono che si potrebbe giungere ad una situazione di “brokered convention”, nel senso che ad agosto nessuno potrebbe ottenere la maggioranza necessaria per la nomination.
Per questo, il ritiro di Gingrich potrebbe un pò sbloccare la situazione, in quanto i suoi voti andrebbero a uno dei due candidati lanciati per la vittoria, evitando che si creino terze posizioni di mero blocco. In ogni caso, sono pochi a credere che Santorum ce la possa fare, sebbene è interessante ricordare come nessuno avesse finora previsto l’ascesa di questo personaggio politico, snobbato dallo stesso GOP fino a poche settimane fa.
Gli strateghi di Romney gli consigliano adesso di lanciarsi a capofitto anche in quelle corse negli stati in cui pensa certamente di perdere, al fine di conquistare quel pugno in più di delegati che potrebbero essere determinanti per ottenere la maggioranza il più presto possibile. Sono pochi a ritenere che qualcuno dei due possa avere la nomination in tasca prima della fine di aprile, anzi, stando a quanto accaduto ieri, molti pensano che si debba attendere persino giugno inoltrato per conoscere il nome di chi sfiderà Obama a novembre.
E ora tocca proprio all’Illinois esprimersi. Una tappa molto simbolica, perché questo è lo stato del presidente Obama, che nel 2006 lo incoronò senatore e lo lanciò poi alla corsa per la Casa Bianca. Qui si vota il 20 marzo e gli ultimi sondaggi darebbero Romney in vantaggio, ma di soli 4 punti percentuali su Santorum. Tuttavia, l’effetto “Sud” e il ritiro di Gingrich potrebbero ribaltare il risultato e a quel punto per l’ex governatore del Massachussetts la strada sarebbe del tutto in salita.
Altro appuntamento da scrutare con attenzione è il 24 in Louisiana, dove non a caso Santorum ha espresso la sua gioia per la vittoria di ieri nei due stati, al grido di “l’abbiamo fatto di nuovo”, davanti ai suoi sostenitori.
Comunque vada in queste due realtà, i dirigenti nazionali del partito sono molto preoccupati, perché le sistematiche vittorie del candidato ultra-conservatore, nel caso migliore per Romney, hanno l’effetto di indebolirlo, rendendolo poco forte contro Obama nella sfida del 6 novembre.
E proprio ora che i sondaggi lo ridarebbero in testa sull’inquilino della Casa Bianca, secondo le rilevazioni di Washington Post e ABC. Sarebbe sopra di due punti, anche se va detto che i sondaggi nazionali hanno scarso peso, visto che poi la vittoria bisognerà conquistarla anche in quel caso stato per stato.