Incontro cruciale a Bruxelles tra il premier Mario Monti e Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, che gli ha comunicato l’impegno formale di “intraprendere ogni possibile ulteriore passo per arrivare ad una soluzione positiva” della sfortunata vicenda che coinvolge in India i due militari del battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ancora in carcere accusati dell’omicidio di due pescatori indiani durante una missione anti pirateria. Ed è proprio sfruttando il particolare contesto che la Ashton vuole premere sul governo di New Delhi per stabilire una volta per tutte che le missioni internazionali di contrasto al pericolo del pirati vanno assoggettate a regole univoche per le condotte da adottare nei confronti delle forze armate imbarcate sui mercantili.
Ancora oggi il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, in procinto di rientrare dal Kerala patria per conferire con il governo, ha incontrato i due marò che comunque stanno bene, ed ha chiesto ancora il trasferimento dal carcere di Poojappura verso la “guest house” della polizia di Kollam o un altro luogo adatto: “Quelle stesse leggi internazionali sarebbero applicabili agli uomini della difesa indiana, se si trovassero in una situazione simile in Italia: se accadesse una cosa simile nel nostro Paese i due indiani tornerebbero subito a casa, non sarebbero giudicati in Italia” ha dichiarato ancora De Mistura.
Intanto il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha riferito in Senato sulla situazione, sottolineando il massimo impegno del governo, e ribadendo come a far entrare la Enrica Lexie nelle acque indiane sia stato “un sotterfugio della polizia locale” che è riuscita a fare accogliere la richiesta dalla compagnia armatrice, riferendosi alla necessità di “un riconoscimento di sospetti pirati”. Da questa ricostruzione la Marina non risulta essersi opposta, proprio riferendosi alle “esigenze di cooperazione antipirateria con le autorità indiane”, ma i militari poi lasciarono dalla nave “per effetto di evidenti, chiare azioni coercitive indiane” contro il parere delle nostre autorità diplomatiche e militari presenti in quel momento. Sulla scia delle polemiche strumentali degli ultimi giorni, il ministro ha voluto infine sottolineare che in ogni caso l’Italia “Non aveva titolo nè autorità per modificare la decisione del comandante”.