Lo si è capito con l’annullamento del vertice di maggioranza della settimana appena conclusasi che il corso politico iniziato a novembre con le dimissioni dell’ex premier Silvio Berlusconi e l’arrivo del governo tecnico si sta per esaurire. A conferma che la sensazione fosse giusta, bastano le parole e i toni utilizzati dal segretario del PDL, Angelino Alfano, per comprendere cosa attenda la politica nelle prossime settimane. Da Orvieto, dove si è tenuta una tre giorni di formazione politica del PDL, Alfano ha aperto almeno due fronti, destinati a dare una scossa rinvigorente al suo partito.
Il segretario ha posto fine al clima di mestizia e rassegnazione, che pure circondano il PDL da almeno cinque mesi, per ribadire che chi pensa che il partito sia in ginocchio si sbaglia. E gli fa eco un dirigente di Via dell’Umiltà, che parlando del leader centrista Pierferdinando Casini, ha evidenziato come questi si attenda di avere dinnanzi a sé praterie, mentre si troverà un orticello.
Il PDL, infatti, è intenzionato a riconquistare il voto cattolico, andato dissipato da mesi e che ora sarà oggetto delle sue attenzioni. E il messaggio che Alfano ha mandato a questo mondo è duplice e carico di significato, quando da Orvieto ha espresso la convinzione che se la sinistra arrivasse al potere farebbe come in Spagna, aprendo la via ai matrimoni gay. Queste parole hanno avuto il triplice effetto di mettere sull’attenti gli elettori cattolici e moderati, invitandoli a non sottovalutare le conseguenze di una vittoria delle sinistre, a partire dalle prossime amministrative. Secondariamente, hanno voluto rimarcare l’inutilità di un voto protestatario in favore del Carroccio, che presentandosi da solo al Nord, di fatto farà vincere la sinistra. Terzo, forse il messaggio principale, hanno voluto mettere alle strette Casini, che facendo il prezioso, si fa corteggiare anche da sinistra, mentre il PDL inizia a fargli capire che in caso di alleanza tra UDC e PD, farebbe una campagna per evidenziarne le incongruenze e l’incompatibilità tra valori cattolici e coalizione con la sinistra.
La risposta della Lega Nord non si è fatta attendere, con Roberto Maroni che ha affermato che se il PDL chiude l’esperienza con Monti si potrà riparlare di alleanza. Desiderio non realizzabile per ora, ma che è destinato a farsi spazio nel tempo, se non altro perché l’opposizione di Bossi al governo non starebbe portando alcun frutto al Carroccio, che rischia di trovarsi isolato, fatto pericoloso nel caso in cui si dovesse mettere mano alla legge elettorale, e con consensi in calo, anziché in crescita.
C’è poi la questione Pirellone a scuotere Via Bellerio, con l’inchiesta della magistratura che a poche settimane dalle elezioni amministrative non porterebbe granché bene ai leghisti, costringendoli a fare fronte comune con il PDL sulla giustizia e quanto meno a non capitalizzare consensi sull’argomento.
In ogni caso, che sia finita la breve e insolita stagione delle maggioranze trasversali lo si intuisce anche dal fatto che il premier Monti abbia deciso di riprendere con i colloqui bilaterali, anziché con i vertici dell’ABC (Alfano-Bersani-Casini). Chiaro segnale che non ci sarebbe più il clima per creare tavoli di confronto unitari.
Non è casuale che il segretario del PD, Pierluigi Bersani, abbia chiesto ironicamente ad Alfano se è già in campagna elettorale, perché eventualmente vorrebbe partecipare. Parole a dir il vero incredibili, visto che tra poche settimane si andrà alle urne per le amministrative. Ovvio che i partiti stiano scaldando i motori e cerchino di serrare le fila, nel tentativo chi di arrestare la perdita di consensi, chi di consolidarli.
Il PDL ha dalla sua anche l’annullamento della sentenza di condanna in appello per Marcello Dell’Utri da parte della Cassazione, che giunge a due settimane di distanza dal proscioglimento per l’ex premier Berlusconi sul noto lodo Mondadori. Due vittorie in termini di giustizia mediatica, che creano attorno al partito un’aria molto diversa da quella che spirava fino a pochi giorni fa, consentendo al partito dell’ex premier di potere affrontare l’argomento giustizia a ragion veduta.
Il partito, al suo interno, sembra un pò di più ritrovarsi adesso intorno alla nuova versione di Alfano, che da segretario accomodante e privo di quel “quid” per ammissione dello stesso Berlusconi, che pure lo sosterrebbe anche a premier, sembra volere rimescolare le carte, puntando a costruire un’alleanza meno subita da parte del suo partito, rispetto a quanto avvenuto fino alla fine dell’esperienza di governo del centrodestra a novembre.
La Lega sembra capirlo e nonostante gli attacchi più o meno urlati contro il premier intuisce che non avrebbe alternative valide alla strada di una ricucitura con il PDL, il quale appare sempre più incline a corteggiare il centro, anziché rincorrere le bizzarrie del Carroccio. In fondo, in amore vince chi fugge, dice un proverbio e anche se la politica italiana è tutt’altro che l’espressione dell’amore, ne è spesso accomunata da sentimenti più o meno evidenti.