Quando un bambino nasce prematuro, ossia molto prima della scadenza dei nove mesi regolamentari di gravidanza, il bambino ha necessità di vivere nell’incubatrice almeno finché non sarà cresciuto abbastanza da poter respirare in modo autonomo. I problemi più seri ai quali può andare incontro un bambino prematuro sono principalmente respiratori, in quanto i polmoni devono ancora completare la loro crescita, ed anche cardiaci. Quando accade un evento di questo genere, inizia sempre un incubo e un calvario per i neo genitori da affrontare. Oggi tranne alcuni casi particolari, i bambini che nascono prematuri hanno poi una vita normale e serena senza troppe complicazioni.
Le terapie sono molto valide; oggi, però arriva una nuova ricerca il cui esito è stato pubblicato sulla rivista Journal of Maternal-Fetal and Neonatal Medicine, la quale afferma che la voce della mamma e il suo battito cardiaco aiutano il nascituro a crescere meglio durante il periodo trascorso all’interno dell’incubatrice. Gli specialisti hanno dichiarato che si tratta di un metodo con il quale si vuole ricreare una sorta di ambiente uterino, nel quale il bambino si sente protetto e al sicuro.
Il prematuro ascolta la voce della mamma e il suo battito cardiaco, tutte condizioni che lui ha imparato a conoscere durante il periodo della gravidanza materna e che lo hanno aiutato e sostenuto fino al momento della nascita prematura. Gli esperti che si sono occupati di questa sperimentazione hanno convalidato questa teoria, valutando la crescita di 14 neonati nati prematuramente tra la 26ma e la 32ma settimana di gestazione. Tramite un’apparecchiatura sonora particolare e l’impianto di alcune casse audio all’interno dell’incubatrice del bambino, questo poteva ascoltare la voce e il battito cardiaco della mamma e ritornare a vivere la stessa condizione di sicurezza, che viveva quando si trovava all’interno del grembo materno.
I ricercatori hanno potuto appurare durante il periodo di osservazione, che l’influenza della mamma allontanava il rischio di problematiche cardiorespiratorie per il piccolo paziente prematuro. Questa sorta di esperimento, affermano gli esperti, che nonostante sia stato eseguito solo su un numero esigo di neonati, apre un nuovo scenario per l’introduzione di nuovi protocolli terapeutici futuri per le cure dei prematuri.