Ancora nessuna conferma per la liberazione della cooperante italiana Rossella Urru, nè dalla Farnesina e nemmeno dalla famiglia. Ieri era esploso l’entusiasmo a seguito della notizia del rilascio, lanciata per prima da alcuni quotidiani locali e da Al-Jazeera, citando fonti senegalesi e mauritane, ma poco tempo dopo era arrivata la doccia fredda da varie fonti, compresa l’inviata speciale del Ministero degli Esteri italiano per le emergenze umanitarie, Margherita Boniver. Secondo alcune fonti, la Urru sarebbe stata scambiata con un militante islamico, il “tuareg” Abdel Rahman Madouma, ma anche questa notizia non ha alcuna conferma ufficiale, mentre dall’agenzia France Press, che cita fonti vicine alla mediazione, arriva l’indiscrezione che il “Movimento Unito per il Jihad nell’Africa Occidentale” avrebbe chiesto 30 milioni di euro per il rilascio di tutti gli ostaggi.
Il cosiddetto Mujao appare quindi nominato insieme al gruppo jihadista “Tawhid wa al-Jihad fi Gharb Afriqiya”, una frangia dissidente dell’Aqmi (la branca di Al Qaida operante nel Maghreb islamico) che aveva reso noto dallo scorso dicembre il sequestro di tre cooperanti in Algeria, diffondendo un video per mostrarne le buone condizioni di salute.
Ci sono infatti altri due rapiti del CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) insieme alla ragazza sarda, i suoi colleghi Ainhoa Fernandez ed Enric Gonyalons, di nazionalità spagnola. E’ per questo che insieme alla Boniver è arrivato nel Mali, diverse ore fa, il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Garcia Margallo, che a sua volta non ha potuto dare alcuna certezza, sino a questo momento, sulla notizia della liberazione ma solo riferire che gli ostaggi “Stanno bene”. Nelle mani dei sequestratori si trova anche il poliziotto mauritano Aal Ould al-Mukhtar, che oggi è al centro di un articolo apparso sul quotidiano online “al-Akhbar”, che riferisce circa la preoccupazione della famiglia e del timore che la trattativa di ieri sia saltata all’ultimo momento.